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Fisco. Unimpresa, quattro imprese su cinque in ritardo con i pagamenti F24

Allarme rosso sui pagamenti fiscali. Quattro aziende si cinque è in ritardo sui versamenti fiscali effettuati con il modello F24 predisposto dall’agenzia delle Entrate. Questa la stima di Unimpresa sulla base delle informazioni raccolte nei giorni scorsi, dopo la scadenza del 16 maggio ultimo giorno utile per parecchi pagamenti fiscali, contributivi e previdenziali. Secondo l’analisi dell’associazione, l’81,3% delle micro, piccole e medie imprese associate non ha rispettato i termini di legge previsti per il versamento di tasse e contributi all’amministrazione finanziaria. Si tratta di un trend ormai in atto da tempo e in continuo peggioramento a causa dell’aggravarsi della crisi finanziaria internazionale che ha di fatto prosciugato le casse degli imprenditori. Il dato è in forte aumento rispetto alla rilevazione di aprile, quando la percentuale si era attestata al 76,5%.
“Si supera il primo appuntamento e si punta a pagare subito dopo, appena la cassa lo consente, usufruendo del regime del ravvedimento oneroso, che consente di pagare con sanzioni lievi” spiega il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. Il dato sulle imprese non in regola con gli adempimenti fiscali, secondo Unimpresa, è omogeneo in tutti i settori imprenditoriali: dalla piccola industria ai servizi, tutte le categorie sono con l’acqua alla gola. Su 130.000 associate a Unimpresa, stando alla rilevazione a campione effettuata negli ultimi due giorni, ben 105.690 aziende non ha potuto fare regolarmente i versamenti all’agenzia delle Entrate, all’Inps e agli altri enti previdenziali e dell’amministrazione finanziaria. Nell’ambito dell’industria, il settore dell’edilizia, in particolare, resta quello che sembra registrare le maggiori difficoltà e il dato sui “ritardi F24” arriva 86,3%, mentre la percentuale più basa registrata è nei servizi (trasporti: 24,2%). Tuttavia le “sofferenze fiscali” sono una sorta di minimo comune denominatore per tutti i comparti economici: alimentazione, arredamenti, metalmeccanici, nautica e poi agricoltura, commercio, trasporti e turismo.
Secondo Longobardi, “per le micro e piccole imprese lo sforamento dei termini è una scelta obbligata: la crisi di liquidità non consente ampi margini di manovra e le casse delle aziende, strozzate dalla stretta delle banche sul fronte del credito porta a un vicolo cieco. Spesso di sceglie di lasciare i modelli F24 nel cassetto per avere la certezza di poter pagare gli stipendi”.
In questo quadro Unimpresa ha proposto alcune misure al Governo. “L’Esecutivo deve mettere in condizione l’economia italiana di   agganciare la ripresa”, dice il presidente. E se non c’è la   possibilità di mettere in campo strumenti concreti per la crescita,   che pure continuiamo ad auspicare, allora un primo passo per tendere   la mano alle imprese, specie quelle più piccole che rappresentano   l’ossatura del Paese, potrebbe arrivare da una sorta di moratoria sul   fisco col blocco delle cartelle per un determinato periodo e lo stip   agli interessi di mora” osserva il numero uno di Unimpresa.
Nel dettaglio, si tratterebbe di: “a) individuare una sorta di   periodo di ‘grazia’ nel quale l’amministrazione finanziaria congela le  cartelle e b) stabilire una data, magari tornando indietro sul   calendario, a partire dalla quale le società di riscossione delle   imposte, Equitalia su tutti, dovrebbe bloccare il calcolo e quindi la   maturazione di interessi e more di vario tipo, lasciando nelle   cartelle le sole somme iscritte a ruolo dagli enti impositori” precisa  Longobardi.

a cura del Servizio Ufficio Stampa Ago Press

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