«Esprimiamo le nostre più sentite congratulazioni a Daniela Fumarola per la sua elezione a segretaria generale della Cisl. La sua esperienza, il suo impegno e la sua capacità di dialogo saranno fondamentali per affrontare le sfide che il mondo del lavoro e delle imprese italiane hanno di fronte. In un momento in cui il Paese è chiamato a coniugare crescita economica e inclusione sociale, siamo certi che la Cisl, sotto la sua guida, continuerà a essere un interlocutore prezioso e costruttivo per tutti gli attori del sistema produttivo italiano. Unimpresa è pronta a collaborare con la segretaria Fumarola, e ci dichiariamo subito disponibili per un incontro, col fine di costruire un modello di sviluppo che valorizzi il lavoro e garantisca maggiore competitività alle nostre imprese».
Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, secondo la quale «l’elezione di Fumarola alla guida della Cisl arriva in un momento particolarmente significativo per il dibattito sulle relazioni industriali in Italia. Tra i molti temi su cui il sindacato sarà chiamato a confrontarsi con le parti sociali e le istituzioni, vi è la proposta di legge per la governance partecipativa delle imprese, un’iniziativa che potrebbe segnare un punto di svolta nel modello economico italiano».
Secondo Ferrara «l’idea di una maggiore integrazione tra capitale e lavoro non è solo una questione sindacale, ma rappresenta una strategia concreta per rendere il sistema produttivo più moderno, equo e stabile. Il coinvolgimento diretto dei lavoratori nelle scelte aziendali e nella distribuzione degli utili, come avviene già in Germania con il modello della Mitbestimmung o negli Stati Uniti con l’azionariato diffuso tra i dipendenti, è una leva che può rafforzare la produttività e la coesione sociale all’interno delle imprese. In Italia, il tessuto imprenditoriale è composto per oltre il 90% da piccole e medie imprese, molte delle quali di natura familiare o fortemente radicate nel territorio. In queste realtà, il rapporto tra datore di lavoro e dipendenti è già spesso fondato sulla fiducia e sulla collaborazione reciproca. Il passaggio alla partecipazione strutturata non rappresenterebbe quindi una rivoluzione, ma una naturale evoluzione di un modello che, nella sua forma informale, esiste già da tempo. Negli Stati Uniti, il modello dell’azionariato diffuso tra i dipendenti ha dimostrato che quando un lavoratore diventa azionista della propria impresa, aumenta la sua produttività e il suo senso di appartenenza all’azienda. Un meccanismo di questo tipo, applicato su larga scala, potrebbe rafforzare il nostro tessuto imprenditoriale e contribuire alla crescita della produttività del lavoro, che in Italia rimane uno dei punti deboli rispetto agli altri Paesi avanzati. Sono convinta che il miglioramento delle relazioni industriali passi attraverso un nuovo patto tra imprese e lavoratori, in cui il valore prodotto venga equamente distribuito e in cui il coinvolgimento nelle decisioni strategiche possa portare benefici reciproci. Naturalmente, sarà fondamentale trovare un equilibrio tra partecipazione e autonomia gestionale, garantendo agli imprenditori la libertà di operare in un mercato sempre più competitivo, senza appesantimenti burocratici o rigidità eccessive».
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