Se non siete tra i privilegiati che vivono con pensioni d’oro o con rendite milionarie potreste trascorrere gli ultimi vostri anni di vita in modo penoso e disumano.
Nell’era in cui viviamo, del consumismo e degli sprechi, può capitare che chi non è più adatto al lavoro dopo essere stato spremuto come un limone viene buttato in discarica.
In Italia gli anziani siamo oltre il 20% della popolazione: un primato invidiato da molti altri Paesi. Ma da noi una persona che supera la soglia degli 80 anni (è vive da sola, oltre alle difficoltà dell’età va incontro a quelle “studiate” dalla burocrazia.
E tutto ciò sotto gli occhi dei politici di turno che sono “in tutt’altre faccende affaccendati”.
Non è possibile tollerare ancora per molto tempo il fatto che persone anziane siano costrette a continue “vie crucis” prima che siamo riconosciuti i proprio diritti come è avvenuto anche di recente nel seguente esempio.
Una persona quasi novantenne che vive con la moglie di 84 anni, disabile al 100%, il 16 luglio scorso si è recata presso una ASL (Azienda Sanitaria Locale) romana come altre numerose volte (anche perché l’INPS non ha concesso alla moglie l’accompagnamento) per presentare la documentazione per un deambulatore, senza il quale (e senza l’assistenza del marito) l’anziana signora non potrebbe reggersi “nella posizione eretta”.
La sala d’attesa della ASL era gremita prevalentemente di persone anziane.
Dopo circa 20 minuti viene il suo turno e si reca nella stanza “protesi”.
L’addetta al servizio, dopo una veloce occhiata ai documenti, gli dice “deve ritornare con i documenti mancanti”. Al “ novantenne” cominciano a venire le “fibrillazioni” e ad aumentare il sudore al solo pensiero di dover rifare il viaggio sotto il sole rovente di luglio. Fa notare alla responsabile del servizio che in realtà mancava un solo documento, quello dell’INPS e che il documento stesso si trova nella stanza accanto dove lo aveva consegnato pochi giorni prima per ottenere un altro certificato. Niente da fare. Si tratta dell’ufficio di un’altra “sezione”. Il nostro anziano (per la precisione di 88 anni) si reca allora nella stanza adiacente ma la responsabile era assente.
Capisce allora che si tratta di una battaglia contro i mulini a vento.
Mancava un’ora e 40 minuti alla chiusura. Corre a casa in autobus, prende il certificato e ritorna al ASL. e si sente dire: “è chiuso”. “Come è chiuso se sul cartello dell’orario di apertura c’era scritto 8.30 -12.30?”. Va dirittamente alla stanza n. 18, bussa ed entra. L’addetta gli dice: “veramente è fuori orario, poi accetta il certificato, e gli comunica che deve ritornare dopo una settimana per prendere la risposta.
Dopo circa un mese viene recapitato a casa un deambulatore, ma non quello prescritto dal medico, risultante dal certificato consegnato alla ASL, ma un altro tipo non adeguato all’uso che dovrebbe farne la signora anziana per cui bisogna sostituirlo.
Se è vero, com’è vero, che la civiltà di un popolo si misura anche da come vengono trattate le persone anziane, specie se in condizione di bisogno, certo che siamo caduti MOLTO in basso!!!
Bruno Latella
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