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Governo: Unimpresa, oltre due mesi persi. Minaccia per mezzo punto pil

Dalle elezioni del 4 marzo sono trascorsi oltre due mesi e il tempo perso è una seria minaccia per la ripresa dell’economia italiana: ne potrebbe risentire la crescita del prodotto interno lordo fino a rallentare di mezzo punto percentuale. A pesare sull’andamento del pil, secondo stime del Centro Studi di Unimpresa, potrebbero essere sia le riforme procrastinate sia gli interventi mancati per evitare alcune tagliole fiscali, a cominciare dall’incremento dell’Iva al 24% che, pur scattando dal 2019, corre il rischio di fiaccare la spesa in consumi e in investimenti già da quest’anno. Ma sono sopratutto ci sono altri 30 miliardi di euro che saranno prelevati dalle tasche dei contribuenti grazie a una lunga lista di misure contenute nell’ultima legge di bilancio. Si tratta di trappole tributarie che faranno lievitare il gettito dello Stato: nella manovra approvata a fine 2017 sono contenute ben 27 voci, in qualche modo nascoste o comunque poco note, che portano complessivamente a far lievitare le entrate nelle casse dello Stato per complessivi 29,6 miliardi nel triennio 2018-2020. Una situazione complessiva, aggravata dalla paralisi del Parlamento e del governo, che potrebbe fermare la corsa del pil all’1% rispetto all’ottimistico 1,5% indicato nel Documento di economia e finanza approvato poche settimane fa.

“Lo stallo istituzionale in cui il nostro Paese si è avvitato dopo due mesi di inconcludenti consultazioni fra i partiti politici ci preoccupa e non poco. Avevamo lanciato un appello, alle forze politiche e ai gruppi parlamentari in particolare, affinché prevalesse il senso di responsabilità per la formazione di una maggioranza e per la nascita di un governo, di cui l’Italia ha urgente bisogno. Siamo vicini forse a una soluzione, ma stanno purtroppo prevalendo interessi di bottega e personalismi che non portano a nulla” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. Secondo il presidente di Unimpresa “alle porte ci sono scadenze fondamentali e una ripresa che ha bisogno di misure significative per ripartire con la necessaria energia. Va approvato e probabilmente riscritto il documento di economia e finanza, vanno trovate le coperture per evitare che si attivino le clausole di salvaguardia e aumenti l’Iva, va affrontato con determinazione il confronto con l’Unione europea in vista della preparazione della prossima legge di bilancio”.

Quanto ai dati sulle maggiori tasse da pagare, nel dettaglio quest’anno il gettito tributario complessivo salirà di 11,7 miliardi, nel 2019 crescerà di 9,5 miliardi e nel 2020 aumenterà di 8,3 miliardi. Dalle misure sulla fatturazione elettronica derivano aumenti delle entrate per 202,2 milioni, 1,6 miliardi e 2,3 miliardi per un totale di 4,2 miliardi nel triennio. La stretta sulle frodi nel commercio degli oli minerali “vale” 272,3 milioni, 434,3 milioni e 387 milioni per complessivi 1,09 miliardi. La riduzione della soglia dei pagamenti della pubblica amministrazione a 5.000 euro frutta all’erario 145 milioni, 175 milioni e 175 milioni per complessivi 495 milioni. Dai nuovi limiti alle compensazione automatica dei versamenti fiscali derivano 239 milioni l’anno per tutto il triennio, con un totale di 717 milioni. L’aumento dal 40 al 55% (per il 2018 e per il 2019) e al 70% (dal 2020) degli anticipi delle imposte sulle assicurazioni porteranno più entrate pari a 480 milioni nel 2018 e nel 2020 per 960 milioni complessivi. Il ridimensionamento del fondo per la riduzione della pressione fiscale vale 377,9 milioni per il 2018, 377,9 milioni per il 2019 e 507,9 milioni per il 2020 per un totale di 1,2 miliardi. Le nuove disposizioni in materi di giochi valgono in totale 421,2 milioni (rispettivamente 120 milioni 150,6 milioni e 150,6 milioni). Sono sei, in tutto, le voci che riguardano le detrazioni per spese relative alla ristrutturazione edilizia o alla riqualificazione energetica: un “pacchetto” che porta a un incremento di gettito, rispettivamente, per 145,3 milioni, 703,7 milioni e 4,3 milioni per un totale di 853,3 milioni. I cosiddetti “effetti riflessi” derivanti dai rinnovi contrattuali e dalle nuove assunzioni portano a maggiori entrate per 1,02 miliardi, 1,08 miliardi e 1,1 miliardi per complessivi 3,2 miliardi. Il differimento al 2018 dell’entrate in vigore della nuova Iri (imposta sui redditi) “vale” 5,3 miliardi nel 2018, 1,4 miliardi nel 2019 e 23,2 miliardi nel 2020 per un totale di 6,8 miliardi in più di tasse. Altri 4,04 miliardi complessivi, nel triennio in esame, sono legati all’imposta sostitutiva sui redditi da partecipazione delle persone fisiche: 1,2 miliardi nel 2018, 1,4 miliardi nel 2019 e 1,4 miliardi nel 2020. Vi sono, poi, altre 11 voci, piccole misure e interventi vari, che comportano 5,4 miliardi aggiuntivi di entrate nel triennio: 2,1 miliardi nel 2018, 1,8 miliardi nel 2019 e 1,4 miliardi nel 2020.

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