Unimpresa stima che la valorizzazione del 10% degli immobili di proprietà sia dello Stato sia delle amministrazioni territoriali (regioni, province, comuni) potrebbe consentire all’Esecutivo di avere a disposizione nuovo gettito per rimettere in moto l’economia. L’associazione indica nella riduzione del “buco” nei conti pubblici, oggi sopra i 2mila miliardi di euro, la destinazione di una quota dei 40 miliardi che potrebbero arrivare nelle casse statali: in questo modo diminuirebbe la necessità di emissione di titoli da parte del Tesoro con un consequenziale abbattimento degli interessi da pagare a risparmiatori e investitori. Si avvierebbe così un circolo virtuoso che in tempi non lunghi potrebbero portare a un drastico taglio del debito pubblico.
Accanto al calo dei costi per il servizio del debito, Unimpresa suggerisce di utilizzare una seconda parte del “gettito da privatizzazioni” per rilanciare gli investimenti pubblici. Una politica keynesiana di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla recessione. Si tratterebbe di avviare o terminare alcune grandi opere, per dare al Paese infrastrutture adeguate sia alle imprese già operanti dentro i nostri confini sia ai grandi player internazionali che tornerebbero a guardare con interesse all’Italia, iniettando importanti risorse finanziarie. Non solo. Gli investimenti pubblici si trasformerebbero immediatamente in una immissione di liquidità nel circuito produttivo: dalle grandi industrie i benefici arriverebbero a cascata anche alle micro, piccole e medie imprese.
“Auguriamo buon lavoro al presidente del consiglio, Enrico Letta, sicuri che potrà far bene per il nostro Paese. Che finalmente ha un Governo sostenuto da una maggioranza ampia composta dalle più importanti forze politiche sedute in Parlamento. Anche se con troppo ritardo, siamo arrivati alla soluzione più volte suggerita anche da Unimpresa, cioè quella di una grande alleanza sulla base del modello tedesco” osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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