«E’ vero che non siamo nel 2012, nel momento più acuto della crisi dell’euro, e che la stessa moneta unica ora è più forte di prima grazie agli interventi della Banca centrale europea, ma le riforme fatte finora, nonostante le rassicurazioni del ministro Padoan, non sono sufficienti a rilanciare l’economia italiana né a tenerla completamente al riparo da nuovi scossoni in arrivo da eventuali turbolenze sui mercati finanziari internazionali. In questi giorni la crisi della Grecia è tutto sommata stata sterilizzata sul fronte interno e sul resto dell’Europa, tuttavia una eventuale uscita del paese ellenico dall’area monetaria unica sarebbe una crepa pericolosa per l’Unione europea». Così il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, commenta l’informativa al Senato del ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, sulla sulla situazione greca.
Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, l’ipotesi che la Grecia esca dall’euro corre il rischio di trasformare l’area unica monetaria, specie agli occhi degli investitori e dei mercati internazionali, in un accordo di cambio valutario. Ciò implicherebbe una serie di conseguenze negative, specie per i paesi che negli scorsi anni sono stati più esposti alle turbolenze cagionate dalla crisi finanziaria e che potrebbero immediatamente finire sotto la pressione di nuovi, imprevedibili attacchi speculativi. L’Italia – insieme con l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e forse anche la Francia – potrebbe pagare le conseguenze più rilevanti derivanti dalla cosiddetta “Grexit”. Si possono intravedere effetti di due tipi. Il primo è di breve periodo, sullo spread: il differenziale di rendimento sui titoli di Stato sarebbe destinato a salire rapidamente, incidendo sul costo del servizio del debito, pregiudicando, in misura per ora non facile da quantificare in questa fase, gli equilibri di bilancio e il rispetto dei parametri previsti dai trattati dell’Unione europea sia sul versante del rapporto tra deficit e pil sia per quanto riguarda l’indebitamento complessivo. Nel medio lungo periodo,in assenza di miglioramenti rapidi, i paesi più colpiti si troverebbero in una situazione di difficoltà strutturale con il risultato di creare una zona euro di serie B, minando ancora di più la solidità dell’area unica, creando un mutamento di fatto in un accordo di cambio valutario.
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