Sondaggio tra gli esercizi commerciali chiamati alle verifiche sul lascia-passare anti Covid: più di tre su quattro sono in difficoltà. Tempi lunghi e costi alti, incertezza sulle sanzioni. Il presidente Ferrara: “Missione impossibile, è un grande pasticcio. Serve una moratoria in attesa di regole più chiare”
Il 76% di ristoranti, bar e altri esercizi commerciali aperti al pubblico, boccia il controllo del documento di identità associato al Green pass. La doppia verifica, di fatto resa obbligatoria dal governo e confermata dal Garante della privacy, sia sul documento della clientela sia sul possesso del lascia-passare anti Covid, è una operazione sostanzialmente non gestibile per oltre tre operatori economici su quattro, ai quali, dallo scorso 6 agosto, sono stati imposti nuove, pesanti restrizioni legate alla pandemia. È quanto risulta da un sondaggio condotto dal Centro studi di Unimpresa tra le sue 120.000 micro, piccole e medie imprese associate. Secondo quanto emerge dal sondaggio, sono due i principali problemi rilevati dai titolari di bar, ristoranti e altri esercizi commerciali coinvolti nell’operazione “Green pass”: da un lato viene fatta rilevare la rilevante quantità di tempo necessaria per gli accertamenti e le consequenziali ricadute organizzative all’interno dei locali commerciali, dall’altra viene sottolineata l’impossibilità di accertare fino in fondo la veridicità delle informazioni raccolte, con tutti gli effetti sulle incerte ripercussioni, sul versante delle sanzioni, ancora da chiarire a da parte del governo. Quanto ai tempi, il titolare o un suo incaricato dovrebbero prima chiedere l’esibizione di un documento e, poi, annotate le generalità, incrociare queste informazioni con quelle riportate sul Green pass, a sua volta da controllare attraverso una App specifica da installare su uno smartphone aziendale o del negozio; tale procedura, di fronte all’ingresso di gruppi numerosi di clientela, risulterebbe, pertanto, particolarmente lunga. Quanto, poi, alle sanzioni, stanno tuttora emergendo dubbi e perplessità varie che andrebbero chiariti quanto prima, in attesa dei quali si rende necessaria una moratoria.
“A pochi giorni dall’entrata in vigore delle regole sull’utilizzo del green pass nei bar e nei ristoranti, così come in altri esercizi commerciali, è possibile tracciare un primo bilancio negativo. A ciò si aggiunge il fatto che il controllo del documento di identità del cliente, al quale va chiesto contemporaneamente anche il green pass, è una missione impossibile, soprattutto nei momenti di grande affluenza o in presenza di gruppi particolarmente numerosi. In attesa di regole più chiare, specie per quanto riguarda le sanzioni, occorre una moratoria, un rinvio. Siamo di fronte a un grande pasticcio. Con onestà intellettuale, andrebbe detto chiaramente che la maggior parte dei controlli non sarà eseguita correttamente” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. “Tale duplice verifica rappresenta un doppio macigno per gli operatori economici: da un lato costringe gli imprenditori e i loro dipendenti all’assolvimento di un obbligo e di mansioni che non competono loro; dall’altro allontana potenziale clientela. Nel primo caso di tratta di una attività aggiuntiva che comporta dei costi che si sommano a quelli, assai importanti, già sostenuti negli ultimi 18 mesi; nel secondo caso, poi, riduce sensibilmente le possibilità di ricavi in una fase già particolarmente difficile per le prospettive economiche”. Secondo il presidente di Unimpresa “per questo motivo occorre rapidamente intervenire e trovare soluzioni più equilibrate, nel pieno rispetto delle esigenze di tutela della salute e con l’obiettivo di non gravare sugli operatori economici, specie quelli titolari di attività più piccole”.
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