di Giovanna Valenza
Negli anni abbiamo assistito ad una evoluzione del mondo del lavoro che ha abbracciato molteplici dei suoi aspetti. Dalla maggiore flessibilità iniziata intorno al 2000 con l’introduzione del telelavoro, che ha consentito di poter conciliare al meglio vita lavorativa con vita privata, fino ad arrivare ad oggi con la disciplina normativa sullo smart working entrata in vigore con la legge n. 81/2017 “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”.
Grazie a questo nuovo istituto si è data la possibilità non solo di conciliare al meglio vita professionale e vita lavorativa dando l’opportunità ai lavoratori di scegliere il luogo desiderato, fuori dai locali aziendali, ma ha anche concesso alle imprese di ristrutturare il concetto classico aziendale di lavoro d’ufficio sedentario, rendendo le strutture lavorative più innovative, moderne, sicure e tecnologiche.
I giovamenti di questa rivoluzione lavorativa consentono al lavoratore di ottenere un benessere psicofisico che incrementa la sua produttività e competitività consentendo alle imprese di ottenere risultati ottimali nella catena produttiva.
All’interno dei concetti di flessibilità, innovazione e produttività si è inserito un nuovo spazio di lavoro definito coworking.
Nato negli Stati Uniti a San Francisco nel 2005, per dare la possibilità a piccole e medie imprese di intraprendere le proprie attività imprenditoriali a costi più accessibili, il coworking è un modello di lavoro che prevede la condivisione degli spazi di un ambiente lavorativo, generalmente d’ufficio, con altre persone non impiegate nella stessa azienda o organizzazione.
Questo nuovo modello di condivisione degli spazi consente ai liberi professioni, freelance o aziende di gestire i propri affari in modalità di sharing economy ( economia della condivisione). E’ uno strumento che offre la possibilità di entrare a contatto con realtà differenti e creare canali di networking.
Le aziende stanno adottando sempre più il modello di coworking per ridurre le spese generali, come ad esempio le spese in conto capitale (CAPEX) quelle associate alle immobilizzazioni, spesso considerate a lungo termine e poco flessibili, come l’acquisto di spazi per uffici. Ovviamente, solo un edificio vuoto con un’infrastruttura limitata non è sufficiente per ospitare un team aziendale, e quindi i costi aggiuntivi per trasformarlo in un ambiente ideale per i dipendenti devono essere presi in considerazione.
L’arredamento, l’impianto idraulico, ecc., devono essere contabilizzati e possono portare via una grande fetta del capitale disponibile per far crescere l’azienda stessa. Oltre ai costi dei materiali effettivi, questo include gli stipendi pagati al personale addetto alla manutenzione, le bollette e altro, che i team aziendali devono tenere conto. Tutto ciò può essere ridotto al minimo quando le aziende si spostano in uno spazio di coworking.
Uno spazio di coworking offre soluzioni economiche per team in espansione e consolidato dando l’opportunità di personalizzare gli ambienti, in cui il cliente ottiene il meglio da entrambi i mondi – uno spazio che offre privacy e cultura propria e aree comuni per favorire collaborazioni, partnership o semplicemente rilassarsi dopo una giornata di lavoro. Tutto ciò è particolarmente applicabile alle imprese che vorrebbero salvaguardare la propria privacy, ma allo stesso tempo devono stare al passo con l’innovazione che sta avvenendo in tutti i settori. In un’era dinamica in cui il mercato è in continua evoluzione, è importante essere consapevoli delle nuove imprese e delle innovazioni in atto nel settore e uno spazio di coworking facilita questo rapido e diretto scambio di informazioni.
Le aree di lavoro condivise sono la piattaforma perfetta per le organizzazioni che vogliono rimanere in contatto con il polso del mercato.
Il coworking è un contratto atipico (non espressamente previsto e disciplinato dal codice civile, le cui condizioni vengono rimesse alla libertà delle parti) che presenta le caratteristiche tipiche della locazione e dell’appalto di servizi. L’oggetto del contratto è la disponibilità della postazione lavorativa che può essere la scrivania attrezzata, uno spazio più grande posto in una zona open o una stanza interamente attrezzata. Nel prezzo concordato sono di solito incluse le spese per l’energia elettrica, la pulizia, la climatizzazione o il riscaldamento.
L’accordo prevede inoltre la possibilità di utilizzare tutte le attrezzature necessarie per svolgere al meglio il proprio lavoro. Generalmente questi spazi offrono anche la disponibilità di sale riunioni e zone relax, il cui utilizzo può essere previsto e disciplinato nel contratto.
La durata del contratto è libera, poichè spetta alle parti decidere, in base alle esigenze del professionista e alla disponibilità degli spazi. Non esistono divieti riguardo la richiesta di uno spazio a ore, occasionale o per tutti i giorni.
Le parti possono anche prevedere nel contratto una scadenza anticipata rispetto a quella pattuita, salvo preavviso all’altro contraente. L’importante è che tutta venga specificato dettagliatamente nel contratto. Riguardo la forma del contratto è importante per evitare problemi stipularlo per iscritto. In questo modo è possibile specificare gli spazi a disposizione, per quante ore, per quanto tempo, il costo del canone, quali servizi sono compresi nel contratto e quali sono esclusi e quali sono le regole di condotta da rispettare. Il pagamento del canone deve avvenire nel rispetto di quanto prevede la normativa di riferimento.
Meglio quindi pagare con mezzi tracciabili. Per quanto riguarda la cauzione esiste la facoltà del concedente di chiedere all’utilizzatore il versamento di una cauzione, per tutelarsi da eventuali danni e inadempimenti contrattuali. Esiste poi il divieto di subaffitto e dell’elezione di domicilio poichè il contratto si fonda su un rapporto di natura personale e fiduciario, per questo, una volta stipulato con un certo utilizzatore, vieta la cessione ad altri soggetti. In caso di furto il contratto di coworking di solito esonera il concedente dalla responsabilità per i furti, ritenendo unico responsabile l’utilizzatore, che deve prestare attenzione a non lasciare incustoditi oggetti di valore o documenti importanti.
La cessazione del contratto si conclude per le seguenti cause: scadenza del termine contrattuale; risoluzione (per mancato pagamento del canone, per inadempimento delle condizioni di utilizzo, per violazione delle regole di condotta richieste, per inosservanza del divieto di subaffitto).
Una volta che il contratto giunge al termine, per una delle cause elencate, il conduttore se non ci sono danni, deve restituire la cauzione e l’utilizzatore, se gli sono state consegnate, deve riconsegnare le chiavi e le tessere eventualmente rilasciate per l’utilizzo delle apparecchiature. Ciò che ci si auspica è che suddetto rapporto essendo basato su un contratto atipico possa rientrare in una disciplina normativa specifica più omogenea al fine di garantire maggiori sicurezze e tutele.
- Il contratto di coworking - 9 Giugno 2020