di Paolo Lecce
Da tanti anni svolgo l’attività di Investigatore Privato in una città in cui non sono nato. Vi trascorrevo le mie vacanze estive e tutte le feste comandate, perché la mia famiglia, dal ramo paterno, aveva origini proprio del territorio.
Ebbene dopo tanto tempo ho deciso, poiché lavoravo a Roma con mio padre, anch’egli Investigatore Privato, di aprire un ufficio tutto mio proprio nel territorio citato in precedenza.
Questa era un’agenzia che trattava di Investigazioni Private ed essendo io un uomo molto riservato, non ho condiviso, se non con degli amici d’infanzia che abitavano in Ciociaria, la mia vita con nessuno.
Pur lavorando in questa città, mi limitavo solo ad entrare e uscire dall’ufficio tranne a volte, in cui decidevo di fermarmi per un caffè.
Ciò portava molte persone, ovviamente, a chiedersi che tipo di lavoro svolgessi, poiché non ne avevano idea.
E così è stato negli anni fino a quando, qualche notizia trapelata attraverso i media e che mi vedeva coinvolto in interviste per via della mia anzianità lavorativa, non ha portato sotto gli occhi di tutti il fatto che ero coinvolto spesso in azioni con un contenuto di rilevanza pubblica.
Proprio grazie a ciò trapelò dunque la mia immagine di Investigatore Privato.
Ad un certo punto dovetti trasferirmi con l’azienda, presi sede per il mio ufficio nel pieno centro di questa bellissima cittadina chiamata Sora.
Per me fu molto importante poiché, fino ad allora, non la avevo mai vissuto in forma diretta ma sempre con estrema discrezionalità.
All’arrivo nei nuovi uffici in via del Corso, trovai il primo ad accogliermi: Gianni.
Era un uomo sempre sorridente, disponibile, che si mise a mia completa disposizione e mi accolse come si dovrebbe accogliere uno sconosciuto in casa nostra, un viandante stanco e smarrito.
Rimasi immediatamente colpito dal suo comportamento perché era un modo di fare che mi apparteneva essendo io stesso cresciuto con questa educazione contadina dell’accoglienza semplice, mirata ad abbracciare il prossimo che arriva disorientato in una nuova realtà.
Così, grazie al mio nuovo amico Gianni, ho iniziato ad integrarmi in questa città in cui non mi ero mai inserito abbastanza. Fu come se il destino fosse mutato col suo incontro, infatti, come già accennato, Gianni mi accolse come se fosse un mio amico di sempre, come l’angelo custode del territorio e delle persone che lo abitano.
Lo incontravo quasi sempre, sotto l’ufficio a parlare con qualche altro commerciante o al Bar del Corso poco distante, era lì tutte le mattine ed appena incontravi il suo sguardo lui sorrideva. Era sempre in compagnia di qualcuno, quasi tutti i commercianti del Corso facevano a gara per stare al tavolo con lui.
Gianni puntualmente mi presentava al fine di agevolare sempre di più la mia integrazione in città.
Non sapevo chi fosse e di cosa si occupasse fin quando un giorno, quasi per caso e con la timida semplicità dei grandi personaggi, scoprii che Gianni era il farmacista della zona e aveva la sua attività proprio sotto al mio ufficio.
Sapere di più di lui fu per me una grande emozione anche perché non conoscevo nemmeno completamente il suo nome ma la sua impronta di uomo che sapeva donare e donarsi agli altri fece sì che nascesse tra noi una profonda e sincera amicizia.
Divenni suo cliente abituale e lui era sempre, puntualmente, disponibile nei miei confronti nell’indicarmi i prodotti in sconto, nel misurarmi la pressione e nel darmi consigli di ogni genere, proprio come si comporta un buon padre di famiglia.
Ho goduto della sua presenza e della sua amicizia, oltre che della sua bellezza d’animo, per svariati anni, fino a quando, purtroppo, sono stato colto di sorpresa nell’apprendere dalla sua prematura scomparsa.
Il mio amico Gianni non c’è più, si è spenta una stella brillante in Terra e dentro me ormai alberga solo il suo ricordo e il suo sorriso.
Con il dispiacere nel cuore, ogni volta che arrivo in ufficio, sento la mancanza del suo benvenuto, continuo ad essere cliente della sua farmacia dove sua figlia Sara, che sempre più assomiglia per modi di fare e sorrisi al grande papà che ha avuto, è diventata un punto di riferimento in questa città con varie iniziative; le avevo promesso che avrei scritto una lettera per salutare il mio caro amico Gianni Savoia ed oggi l’ho fatto.
È qui che ora scrivo il mio affetto e il mio dispiacere allo stesso tempo, per aver perso questo grande punto di riferimento, questa grande persona, faro di luce nella notte degli animi smarriti.
Gianni mi ha insegnato tanto.
Mi ha insegnato che bisogna essere sempre disponibili, donare senza mai chiedere nulla in cambio con lo scopo di migliorare sé stessi e di evolvere, così come si evolvono e migliorano solo i grandi personaggi come lui.
Donare agli altri, anche a coloro che sembra non lo meritino, anche a quelli che non serbano nel loro animo la pietra preziosa della gratitudine umana.
Mi ha insegnato che la grandezza delle persone risiede nella miriade di piccole azioni quotidiane, semplici ed umili come lo era lui e donare, senza chiedere, insegna la gratitudine anche a chi non ne è dotato.
Gianni Savoia era un eroe silenzioso della vita di tutti i giorni e personaggi come lui rappresentano una grande fortuna per chi li ha incontrati. Gianni, ogni giorno quando arrivavo nel mio ufficio a Sora, era sempre il primo a darmi il buongiorno, ogni volta col sorriso di un vero amico, di un vero uomo.
Oggi vivo con la profonda convinzione di voler vivere come lui, essere ricordato con il cuore puro e infranto con cui io e, sono certo, anche moltissimi altri, lo ricordano: un grande uomo e un eroe quotidiano per l’umanità che ha donato ad ognuno.
Grazie Gianni.
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