La direttiva europea sulle cosiddette case green è una bomba che sta per esplodere che corre il rischio di paralizzare il mercato immobiliare del nostro Paese. Senza correzioni, l’Italia avrà problemi grandissimi per quanto riguarda la concessione di mutui per l’acquisto di abitazioni e sorgeranno difficoltà consistenti per l’erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese concessi sulla base di garanzie immobiliari. Con le nuove regole europee – che entreranno in vigore a giugno con un cronoprogramma a tre tappe: 2027, 2030, 2033 – gli immobili “fuori legge”, quelli che non rispettano i nuovi requisiti di efficienza energetica, subiranno inevitabilmente un deprezzamento: ciò, dunque, avrà effetti sia sui nuovi mutui sia sui nuovi prestiti, in particolare alle pmi, sostenuti da garanzie immobiliari. È quanto denuncia Unimpresa in un documento nel quale si spiega che «la situazione in cui si troveranno i proprietari degli 8 milioni di immobili da adeguare agli standard energetici Ue, il 60% del totale, è accostabile a quella di chi è responsabile di un abuso edilizio. Secondo Unimpresa, quando il perito della banca farà le opportune verifiche su un immobile posto a garanzia di un mutuo o di un prestito, la procedura potrebbe bloccarsi di fronte alla constatazione di “irregolarità”. «Significa che le banche – e ci risulta che qualche gruppo sita già ragionando in questi termini – potranno dare mutui di importo molto più basso, perché le case non “a norma” avranno meno valore in termini di garanzie rispetto all’importo del mutuo erogato.
«Chi vuole comprare una casa non ancora ristrutturata e andrà in banca per il mutuo, avrà quindi problemi e un piccolo imprenditore che vorrà finanziare la sua nuova attività o avrà bisogno di liquidità per fare investimenti potrebbe avere seri problemi a utilizzare il suo immobile come garanzia. Tutto questo vuol dire che i prezzi delle case potrebbero crollare e il mercato immobiliare, conseguentemente, potrebbe correre il rischio di paralizzarsi. Ci troviamo in questa situazione perché, come sempre, le regole europee vengono disegnate sugli standard dei paesi del Nord, dove ci sono situazioni molto diverse rispetto all’Italia. È la politica italiana che in Europa non si fa sentire e conta zero» spiega il consigliere nazionale di Unimpresa, Cristiano Minozzi. «A nostro avviso, occorre fare due cose: la prima è compito del governo, che deve intervenire a Bruxelles sulla direttiva che è già stata approvata dal Parlamento europeo. C’è tempo fino a giugno per correggere la norma, da una parte adattando le nuove regole, cercando di inserire adattamenti paese per paese, secondo le differenze di ciascun “parco” immobiliare; dall’altra, altrettanto importante, allungando i tempi entro i quali sarà obbligatorio ristrutturare le abitazioni e gli edifici, per renderli più efficienti sul piano energetico. La seconda cosa da fare, in Italia, quindi è sempre compito del governo, è mettere mano al sistema degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per renderli strutturali e permanenti. Occorre trovare nuovi sistemi per consentire ai proprietari di immobili di avere incentivi. Il superbonus 110% andava nella direzione giusta, volta a migliorare proprio l’efficienza energetica degli immobili e a renderli più sicuri, al riparo da eventuali eventi sismici; tuttavia, quell’esperienza ha mostrato più di una criticità. Resta il fatto che senza agevolazioni fiscali, sarà impossibile per l’Italia adeguarsi alle regole europee. Riteniamo che una soglia di agevolazione del governo attorno al 70-75% dell’importo complessivo della ristrutturazione possa essere positiva per i proprietari e sostenibile per le finanze pubbliche. Una delle possibilità su cui il governo dovrebbe ragionare a fondo è l’utilizzo del credito d’imposta attraverso le cessioni» aggiunge Minozzi.
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