“I numeri dell’associazione bancaria sono certamente positivi, ma le nostre rilevazioni sul territorio, fra le 130mila associate a Unimpresa, ci dicono che oltre la metà delle imprese è in seria difficoltà sul fronte dei prestiti bancari” dice Longobardi. E al presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, che da Siena ha difeso le banche convinto che seguano il «modello virtuoso» incentrato su crediti a imprese e famiglie e titoli di stato, Longobardi chiede di “andare sul territorio a tastare con mano una realtà ben diversa da quella che cerca di rappresentare: le banche non solo negano fidi o prestiti agli imprenditori in crisi, ma chiedono i cosiddetti rientri pure alle aziende con i conti in ordine”. Secondo il numero uno di Unimpresa, “in questo modo si distrugge l’economia” e allora serve “un deciso cambio di passo nella valutazione del merito di credito e, più in generale, nel rapporto banche-imprese”.
Longobardi ha poi ricordato il recente rapporto di Unimpresa secondo cui “le restrizioni dei finanziamenti, insieme con i ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione, rappresentano i fattori principali che spingono gli imprenditori nella rete della criminalità organizzata, l’unica fonte di liquidità disponibile nel Paese”.
a cura del Servizio Ufficio Stampa Ago Press
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