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Imu. Unimpresa, è allarme nei Caf per il calcolo della seconda rata

Allarme nei Caf per il calcolo della seconda rata Imu. L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria (4 per mille) rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali. Lo sostiene Unimpresa, a cui aderiscono 900 Centri di assistenza fiscale distribuiti in 60 province in tutta Italia.
Il decreto legge approvato mercoledì, ricorda Unimpresa, prevede il pagamento per la quota di Imu superiore alla aliquota base fissata al 4 per mille; i proprietari di abitazioni principali dovranno corrispondere ai comuni il 40% di questa eccedenza mentre il restante 60% è a carico dello Stato.
Su 8.000 comuni complessivi, finora sono stati approvati circa 4.000 regolamenti Imu: c’è tempo fino al 5 dicembre ed è assai probabile che si assisterà ad aumenti selvaggi. I bilanci delle amministrazioni locali sono al collasso e l’opportunità offerta dal Governo col decreto approvato mercoledì consente di fare cassa rapidamente. Il decreto, infatti, fa scattare il prelievo extra sia per i comuni che hanno deliberato l’aumento dell’aliquota nel 2013 o devono ancora farlo sia per i comuni che hanno confermato una aliquota superiore a quella base approvata lo scorso anno. Non solo. L’altro grave problema è la determinazione degli importi, considerano che il decreto Imu prevede che solo una parte (il 40%) dell’imposta si effettivamente pagata. All’orizzonte c’è uno scenario pieno di errori nei calcoli che apre le porte a inevitabili contenziosi tra i proprietari di immobili e le amministrazioni comunali.
“Il decreto – osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – è una barzelletta. In un colpo solo sono stati spostati due termini, quello per le delibere comunali e quello per il versamento, ed è stata portata dal 16 dicembre al 16 gennaio la scadenza per i versamenti. E poi c’è l’aspetto politico. Il Governo di Enrico Letta si è rimangiato la promessa e alla fine, anche se per cifre non rilevanti, obbliga le famiglie a una ministangata”.

Ufficio Stampa Unimpresa
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