Le rate non pagate schizzano di 25 miliardi da maggio 2014 a maggio 2015. In calo i finanziamenti al settore privato, ma ci sono segnali positivi: il credito al consumo, aumentato di 4,1 miliardi (+7%) rimette in moto le erogazione nel comparto famiglie; cresce il credito a medio termine alle aziende, salito di oltre 13 miliardi (+10%)
Non si ferma la corsa delle sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da maggio 2014 a maggio 2015, sono cresciute del 15% arrivando a sfiorare i 194 miliardi di euro, in aumento di oltre 25 miliardi. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (138 miliardi); le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 35 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari oltre 15 miliardi. Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono a quasi il 14% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’11% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in poco più di quattro anni, quindi, sono più che raddoppiate. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi di Unimpresa, secondo cui nello stesso periodo le banche hanno tagliato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 17 miliardi (-1,26%). Ma sono i finanziamenti alle imprese, nonostante quelli a medio periodo siano cresciuti di 13 miliardi (+10%), a zavorrare la ripresa dei prestiti, visto che il credito al consumo, salito di 4 miliardi (+7%), ha messo il segno “più” davanti al totale delle erogazioni destinate alle famiglie.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 168,6 miliardi di maggio 2014 ai 193,7 miliardi di maggio 2015 (+14,90%) in aumento di 25,1 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 119,4 miliardi a 138,1 (+15,62%) in aumento di 18,6 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 32,6 miliardi a 35,8 miliardi (+9,63%) in salita di 3,1 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,6 miliardi da 14,1 miliardi a 15,7 miliardi (+11,40%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,3 a 4,1 miliardi (+72,1%) con 1,6 miliardi miliardi in più.
Sofferenze più che raddoppiate in poco più di quattro anni, ora valgono il 13,46% dei prestiti
A maggio 2014 le sofferenze corrispondevano all’11,87% dei prestiti bancari (1.420 miliardi), percentuale salita al 13,87% a maggio scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.402 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di quattro anni, da dicembre 2010 a maggio 2015, sono passate da 77,8 miliardi a 193,7 miliardi in salita di 115,2 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
Credit crunch: -18 mld a privati in un anno
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di quasi 1,5 miliardi al mese. Da maggio 2014 a maggio 2015, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 17,8 miliardi di euro passando da 1.420,1 miliardi a 1.402,1 miliardi. Ma la riduzione non interessa il comparto famiglie dove si registra una crescita di 1,2 miliardi, mentre sul versante delle imprese il calo è di 19,1 miliardi. Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, dell’1,26% nell’ultimo anno. Resta critico, seppure con miglioramenti, il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 8,7 miliardi (-2,92%) da 298,7 miliardi a 290,1 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 23,7 miliardi (-5,95%) da 399,6 miliardi a 375,8 miliardi, mentre quelli di breve periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 13,3 miliardi (+10,85%) da 123,5 miliardi a 136,9 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque sceso da 821,9 miliardi a 802,8 miliardi con una diminuzione di 19,1 miliardi (-2,32%). Segnali positivi per le famiglie: meno prestiti personali per 2,1 miliardi (-1,12%) da 181,1 miliardi a 178,9 miliardi e giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di appena 924 milioni (-0,26%) da 359,9 miliardi a 359,1 miliardi, dato che indica un sostanziale arresto della contrazione; in controtendenza il credito al consumo, salito di 4,1 miliardi (+7,30%) da 57,1 miliardi a 61,3 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è lievemente aumentato in un anno da 598,1 miliardi a 599,3 miliardi con un incremento di 1,2 miliardi (+0,20%).
LONGOBARDI: “PICCOLI SEGNALI POSITIVI, MA CREDITO PERICOLOSAMENTE FERMO”
“A maggio registriamo un lieve miglioramento sul fronte dei prestiti a medio periodo per le imprese e sul credito al consumo per le famiglie, ma complessivamente il mercato del credito resta pericolosamente fermo. Le nuove erogazioni continuano a essere bloccate dalle sofferenze bancarie, sempre più vicine a quota 200 miliardi. Speriamo che i recenti interventi del governo riescano ad arrestare la crescita delle rate non pagate e che le altre misure varate nelle scorse settimane possano finalmente sbloccare i finanziamenti degli istituti” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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