Le rate non pagate schizzano di 25 miliardi da maggio 2014 a maggio 2015. In calo i finanziamenti al settore privato, ma ci sono segnali positivi: il credito al consumo, aumentato di 4,1 miliardi (+7%) rimette in moto le erogazione nel comparto famiglie; cresce il credito a medio termine alle aziende, salito di oltre 13 miliardi (+10%)
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 168,6 miliardi di maggio 2014 ai 193,7 miliardi di maggio 2015 (+14,90%) in aumento di 25,1 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 119,4 miliardi a 138,1 (+15,62%) in aumento di 18,6 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 32,6 miliardi a 35,8 miliardi (+9,63%) in salita di 3,1 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,6 miliardi da 14,1 miliardi a 15,7 miliardi (+11,40%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 2,3 a 4,1 miliardi (+72,1%) con 1,6 miliardi miliardi in più.
Sofferenze più che raddoppiate in poco più di quattro anni, ora valgono il 13,46% dei prestiti
A maggio 2014 le sofferenze corrispondevano all’11,87% dei prestiti bancari (1.420 miliardi), percentuale salita al 13,87% a maggio scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.402 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in poco più di quattro anni, da dicembre 2010 a maggio 2015, sono passate da 77,8 miliardi a 193,7 miliardi in salita di 115,2 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
Credit crunch: -18 mld a privati in un anno
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito, calati nell’ultimo anno al ritmo di quasi 1,5 miliardi al mese. Da maggio 2014 a maggio 2015, il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 17,8 miliardi di euro passando da 1.420,1 miliardi a 1.402,1 miliardi. Ma la riduzione non interessa il comparto famiglie dove si registra una crescita di 1,2 miliardi, mentre sul versante delle imprese il calo è di 19,1 miliardi. Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, dell’1,26% nell’ultimo anno. Resta critico, seppure con miglioramenti, il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 8,7 miliardi (-2,92%) da 298,7 miliardi a 290,1 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre a 5 anni) di 23,7 miliardi (-5,95%) da 399,6 miliardi a 375,8 miliardi, mentre quelli di breve periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 13,3 miliardi (+10,85%) da 123,5 miliardi a 136,9 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle imprese è comunque sceso da 821,9 miliardi a 802,8 miliardi con una diminuzione di 19,1 miliardi (-2,32%). Segnali positivi per le famiglie: meno prestiti personali per 2,1 miliardi (-1,12%) da 181,1 miliardi a 178,9 miliardi e giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di appena 924 milioni (-0,26%) da 359,9 miliardi a 359,1 miliardi, dato che indica un sostanziale arresto della contrazione; in controtendenza il credito al consumo, salito di 4,1 miliardi (+7,30%) da 57,1 miliardi a 61,3 miliardi. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è lievemente aumentato in un anno da 598,1 miliardi a 599,3 miliardi con un incremento di 1,2 miliardi (+0,20%).
LONGOBARDI: “PICCOLI SEGNALI POSITIVI, MA CREDITO PERICOLOSAMENTE FERMO”
“A maggio registriamo un lieve miglioramento sul fronte dei prestiti a medio periodo per le imprese e sul credito al consumo per le famiglie, ma complessivamente il mercato del credito resta pericolosamente fermo. Le nuove erogazioni continuano a essere bloccate dalle sofferenze bancarie, sempre più vicine a quota 200 miliardi. Speriamo che i recenti interventi del governo riescano ad arrestare la crescita delle rate non pagate e che le altre misure varate nelle scorse settimane possano finalmente sbloccare i finanziamenti degli istituti” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.
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