Il programma Transizione 4.0 porterà a quota 112 miliardi di euro il totale di investimenti e consumo di macchinare da parte delle aziende manifatturiere italiane al termine del periodo 2020-2023. Si tratta di una media di spesa pari a 28 miliardi l’anno, più alto del 14,3% rispetto al triennio 2017-2019, quando la media del consumo di macchinari per il settore manifatturiero era pari a 24,5 miliardi l’anno. Nel periodo 2008-2015, la media era pari a 17 miliardi l’anno.
È quanto emerge da un documento di Unimpresa, secondo il quale l’incremento del consumo ha inoltre generato crescita per i produttori italiani di beni strumentali, a cui si sono rivolti due terzi degli acquisti, creando un circolo virtuoso straordinario per tutta la filiera di macchine industriali nuove. «È in gran parte grazie al vecchio Piano Industria 4.0 che si ascrive la crescita della manifattura italiana negli ultimi sette anni, cresciuta di più di quelle di Germania, Francia e Spagna. Ecco perché è molto importante che il governo, attraverso il sottosegretario all’Economia, Sandra Savino, abbia annunciato di voler proseguire il cammino sui crediti d’imposta per il programma 4.0» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Isa Gatti.
«È molto importante che il governo inizi a fissare subito paletti chiari sui programmi 4.0. Avevamo appreso della volontà di modificare il programma in Society 5.0, ma in linea con quanto emerso dall’Assemblea di Assolombarda, auspichiamo che i Ministri Giorgetti e Urso possano confermare gli investimenti sul Piano Transizione 4.0 e, se possibile, potenziarli anche utilizzando i fondi del Pnrr. «L’auspicio di Unimpresa, condiviso con Assolombarda, è che il Governo possa confrontarsi con il mondo delle categorie per potenziare e migliorare il sistema dei crediti di imposta riferiti al pacchetto di misure 4.0 così da poter dare maggiore slancio al settore tecnologico nazionale» conclude Isa Gatti.
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