Il presidente onorario Longobardi: «Accordo di oggi è di difficile attuazione, mancano controlli e sanzioni contro speculazione»
Un nuovo rialzo del costo del denaro al dall’attuale 4,25% al 4,5%, che la Banca centrale europea potrebbe deliberare nella riunione di giovedì 14 settembre, potrebbero cagionare effetti opposti sul livello dei prezzi e quindi sull’inflazione, allungando il percorso di riavvicinamento all’obiettivo del 2%. Ulteriori 25 punti base sul tasso base, infatti, potrebbero creare seri problemi di approvvigionamento di liquidità per le piccole e medie imprese italiane e rendere sempre più difficile l’accesso al credito per le famiglie: un mix perverso che potrebbe fermare il rallentamento dei prezzi o addirittura farli tornare a crescere a una velocità maggiore rispetto a quella attuale. È quanto sostiene il Centro studi di Unimpresa.
«L’accordo raggiunto oggi al ministero per le imprese e il Made in Italy appare di difficile attuazione perché manca un sistema di controlli e di sanzioni che sarebbe stato indispensabile per mettere alle strette tutti quei soggetti che nell’ultimo anno hanno speculato per trarre indebiti vantaggi economici dalla situazione internazionale» dichiara il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi, commentando l’accordo di oggi volto al contenimento dei prezzi per la filiera del largo consumo nell’ultimo trimestre dell’anno.
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