L’inflazione in Italia potrebbe continuare a calare progressivamente nei prossimi mesi per arrivare, a fine anno, al 5,8% ed è possibile che si dimezzi nel 2024 attestandosi al 2,7%. La discesa dell’indice dei prezzi al consumo sarà favorita, in particolare, dalla forte moderazione dei valori di vendita delle materie prime, in particolare quelle energetiche. È quanto emerge da un’analisi flash del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale il calo dell’inflazione registrato a gennaio in tutta l’area euro è stato meno ampio rispetto alle previsioni iniziali e la recente tendenza fa guardare alle previsioni con estrema prudenza, considerando che il prezzo dei carburanti e del gas, in flessione nell’ultimo periodo, potrebbe tornare a risalire nel corso del 2023. «Viviamo in una situazione di profonda incertezza e guardiamo con preoccupazione all’atteggiamento prevalente all’interno della Banca centrale europea, con una parte significativa dei banchieri centrali dell’eurozona assai propensi a continui rialzi dei tassi di interesse. Dal nostro punto di vista, come abbiamo più volte osservato, è indispensabile rivedere le analisi e le metodologie alla base delle decisioni di politica monetaria, che senza dubbio nell’ultimo anno non hanno prodotto gli effetti sperati» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, l’inflazione potrebbe continuare a calare costantemente nel prossimo biennio: l’obiettivo del 2% nell’area euro, in media, potrebbe essere raggiunto nel 2025. Nel corso di quest’anno, in Italia, l’indice dei prezzi al consumo potrebbe ridursi ancora e dall’attuale 9% circa dovrebbe scendere fino al 5,8% e poi ancora, nell’arco del 2024, sempre in discesa al 2,7%. Tale dinamica previsionale potrebbe tuttavia non essere regolare, se si considerano le possibilità, non remote, che il valore di vendita e acquisto delle materie prime, in particolare quelle energetiche, come carburanti e gas, potrebbe tornare a salire con oscillazioni non irrilevanti. Un comportamento che verrebbe dettato sia dalla gestione delle scorte sia dalle manovre speculative, certamente meno impattanti rispetto al 2022, ma non ancora del tutto sterilizzate. «Mai come in questo momento riteniamo indispensabile un forte allentamento dei vincoli del patto di stabilità fissati dall’Unione europea, una decisione che dovrebbe sperabilmente esser presa in tempi rapidi perché metterebbe il governo italiano in condizione di accelerare il varo della riforma fiscale, anticipando, in particolare, l’entrata in vigore delle norme volte alla riduzione del carico tributario sia sulle imprese sia sulle famiglie» osserva Spadafora. «Quanto alla Bce, in vista della riunione del prossimo 16 marzo, è auspicabile, entro quella data, una profonda riflessione al vertice: il consiglio direttivo dell’Eurotower è diviso sulla velocità della restrizione della politica monetaria, perché si dà per scontato che il costo del denaro arrivi, fra pochi giorni, dal 3 al 3,5 per cento. Se così sarà, speriamo sia l’ultimo rialzo prima di una lunga pausa di riflessione, durante la quale andrà osservato in maniera approfondita la dinamica dell’inflazione in tutte le sue componenti» dice il vicepresidente di Unimpresa.
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