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IRES, IRPEF E IMU CONFERMATE AL 30 GIUGNO 2020: un “danno” da 29 miliardi di euro per le imprese. Un’altra beffa

di Marco Salustri

Dal mese di marzo ad oggi, abbiamo assistito ad una molteplicità di decreti-legge che hanno confuso gli imprenditori italiani a causa della farraginosità delle norme in essi contenute. Un ulteriore aspetto da rilevare consiste nel fatto che le imprese e i contribuenti italiani dovranno versare all’erario l’Ires – Imposta sul reddito delle società, l’Irpef – Imposta sul reddito delle persone fisiche, e, dulcis in fundo, la cedolare secca – la tassa a forfait sugli affitti nel mese giugno 2020.

Si stima che nelle casse dell’erario dovrebbero entrare circa 29 miliardi di euro, somma importante che potrebbe far ripartire l’economia, se impiegata correttamente, ma nè le imprese saranno in grado di far fronte a tale impegno nè il Governo sarebbe in grado di impiegarle con sapienza.

Anche lo sconto dell’Irap- Imposta regionale sulle attività produttive, ha effetti distorsivi importanti. Infatti, per chi ha avuto un incremento del reddito nel 2019 ne avrà beneficio immediato, mentre chi ha ottenuto un decremento del fatturato, sempre nel 2019, dovrà fare i conti con il recupero del credito che maturerebbe da questa agevolazione (a causa dei maggiori acconti versati l’anno precedente).

Sempre con riferimento all’Irap gli imprenditori sono in attesa di chiarimenti certi circa l’applicazione contabile di questa agevolazione e la gestione del secondo acconto previsto per il mese di novembre 2020. La imposte si dovrebbero pagare quando è possibile.

Se è vero, infatti, che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributive, è vero anche che, in tempi drammatici come questi, i contribuenti non hanno affatto capacità contributive.

Per tale motivo i rinvii vanno fatti in ragione di una ripresa economica vera e ponderata. Come si può pensare che al 30 giugno l’economia sia di nuovo florida? E che gli imprenditori abbiano risanato i loro debiti, lasciando anche un buon margine per potere pagare imposte e tasse? Possibile che il governo sia davvero incapace di generare delle politiche di bilancio complessive e non settoriali per tamponare singole emergenze?

I rinvii dei versamenti d’imposta, che dovrebbero far respirare le imprese in crisi di liquidità, si trasformano in vere proprie gabbie, nel momento in cui i contribuenti devono adempiere ai relativi versamenti, in un lasso di tempo ristretto come quello proposto per le varie scadenze (presumibilmente dal 16 settembre al 16 dicembre).

Verrebbe invece da pensare che sia una manovra ben studiata: il Governo sa benissimo che la maggior parte di imprenditori, ditte e lavoratori autonomi non pagherà le imposte questo giugno, ma sa altrettanto bene che quello che non incassa oggi lo incasserà tra qualche mese tramite l’emissione di avvisi bonari e cartelle di pagamento.

Con questa procedura non solo può recuperare le somme accertate, che non sono state versate a giugno, ma anche con interessi e sanzioni, attraverso le quali recupererebbe anche parte dell’Irap “abbonata”. Un’altra beffa!

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