Siamo entrati nel terzo anno consecutivo fuori della recessione, ma l’andamento dei principali dati congiunturali mostrano che la ripresa stenta a imboccare un sentiero virtuoso. I dati relativi all’industria di oggi, sia in relazione agli ordinativi sia in relazione al fatturato, rappresentano un segnale disastroso e preoccupante. Il percorso da fare è ancora lungo e sarebbe grave ignorare la debolezza ormai cronica delle nostra economia: il nostro Paese non può e non deve permettersi una crescita dello “zero virgola” protratta a lungo perché le conseguenze, per il tessuto produttivo italiano, sarebbero assai dannose. Così il Centro studi di Unimpresa commenta i dati diffusi oggi dall’Istat sull’industria, secondo i quali si è registrata a settembre una flessione del 4,6% per il fatturato e del 6,8% per gli ordinativi rispetto ad agosto.
Secondo Unimpresa, la legge di bilancio all’esame del Parlamento contiene alcune misure positive, anche sul versante della riduzione del carico fiscale sulle imprese, ma si tratta ancora una volta di interventi timidi e non sufficienti a dare impulso e fiducia a chi fa impresa. Molto va fatto sul versante della riduzione nel bilancio pubblico: le sacche di sprechi sono ancora poco esplorate, mentre proprio riducendo le spese inutili e soprattutto improduttivo potrebbero essere reperite le risorse necessarie a mettere insieme le necessarie coperture per dare il via a un drastico piano di abbattimento delle tasse.
Da troppo tempo – osserva ancora il Centro studi dell’associazione – siamo di fronte a una ripresa a singhiozzo: un mese col segno più che spinge molti, fra osservatori ed esponenti politici, a esultare; il mese successivo col segno meno, che spegne gli entusiasmi del giorno prima. In un simile contesto, c’è da chiedersi quali siano le prospettive per l’economia italiana che pare indirizzata a insabbiarsi in una stagione dalla crescita piatta.
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