L’ Istruzione è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, attraverso di essa egli si rende libero, è capace di prendere decisioni in autonomia, migliora le proprie capacità cognitive, sociali, relazionali e puo’ oltresi’ aspirare ad una alta qualità della vita. Più persone sono istruite più la società può vantarsi di essere sana.
La prima istruzione che una persona riceve nell’arco della sua esistenza è quella scolastica sulla base del concetto educativo del proprio Paese che non si fonda su un sistema mondiale standard. La scuola italiana, spesso oggetto di critiche per via delle classi “pollaio”, per l’assenza di strutture adeguate e per la precarietà degli insegnanti che essendo tali non possono stendere un programma continuativo, secondo uno studio dell’ISTAT del 2020 si colloca agli ultimi posti nella graduatoria europea dell’istruzione. L’OCSE, l’organizzazione dei Paesi più sviluppati del mondo, ci dice che solamente il 18% degli italiani si laurea ma, ancora più allarmante, è il fatto che 1 ragazzo su 4 abbandoni la scuola o il percorso di formazione prima dei 18 anni; vuol dire che qualcosa non funziona, vuol dire che la scuola italiana ha delle tare che devono essere riviste. Sara’ perché nel terzo millennio ci ostiniamo a voler procedere con lo stesso metodo? Sara’ perché l’Italia per l’Istruzione investe una cifra più contenuta rispetto alle altre Nazioni europee ( circa il 4% del PIL rispetto alla media UE del 4,7%)? Non viviamo in un epoca in continua evoluzione, dove tutto cambia e cambiamento è sinonimo di crescita? Allora perché non prendere spunto da chi ha saputo fare meglio di noi? In base ai dati raccolti dalla Global Partnership for Education, la scuola Finlandese è in vetta alle classifiche mondiali che grazie alla sua politica di welfare destina all’istruzione il 6% del PIL. Non a caso da uno studio condotto dall’ OCSE emerge che gli studenti finlandesi battono tutti gli altri a capacità matematiche. In Finlandia hanno iniziato un metodo sperimentale che sta dando i suoi buoni frutti, che prevede la riduzione del monte ore dell’insegnamento classico in favore di argomenti per stimolare il pensiero critico. Per intenderci, durante l’argomento “Gestione bar” vengono formulati esempi pratici, si studiano le lingue per comunicare con i clienti, la matematica, la contabilità e strategie di problem solving; in questo modo il livello di attenzione dei ragazzi rimane alto.
Come dimostrano ricerche neuroscientifiche i ragazzi appendono dall’ imitazione, interazione con i compagni e dalla pratica. Molti pedagogisti inoltre, sostengono che la lezione frontale sia fallimentare in quanto il livello di attenzione inizia a calare gia’ dopo i primi 10 minuti.
Le attuali materie d’insegnamento (svolte frontalmente) potrebbero essere ridotte in termini di ore per aggiungerne di nuove, avanguardistiche, sottoforma di argomento trasversale. Rivedere l’insegnamento diretto solo alla cultura nozionistica che produce quel fenomeno chiamato overeducation ( si studia troppo ma male) potrebbe essere un modo per spronare i ragazzi a misurarsi con situazioni pratiche rivolte ad affrontare problematiche sociali. Perché ad esempio non fare prevenzione alla salute? Perché non insegnare come nutrirsi? Per avere una società sana e longeva bisogna che i ragazzi capiscano che fare prevenzione non può essere una scelta ma è un dovere verso se stessi e verso tutti. Bisogna insegnare loro che esistono fattori di rischio modificabili legati all’alimentazione, al fumo, e all’ attività fisica. Secondo alcuni studi il 9% circa della popolazione italiana e’ obesa e oltre il 20 % fuma.
Un rapporto ISTAT realizzato per l’ Italian Obesity Barometer Report mostra come l’Italia registri un aumento dell’incidenza di obesità negli ultimi 30 anni di cui solo un terzo è da attribuire all’invecchiamento. Da uno studio condotto dall’Osservatorio Unisalute all’inizio del 2020 si scopre che il 63% degli Italiani non effettua visite di controllo, il 18% non si rivolge al prorpio medico, il 47% non ha fatto nessun esame specialistico, il 32% non è andato dal dentista, si evidenzia quindi una bassa predisposizione alla prevenzione.
Altri argomenti da introdurre nella sfera didattica, sempre rivolti all’ambito della salute potrebbero essere: l’insegnamento delle manovre salvavita, la gestione delle emozioni, le tecniche di difesa personale.
Secondo le statistiche nazionali solo nel 15% dei casi vengono eseguite manovre salvavita prima dell’arrivo dei soccorsi, se la percentuale aumentasse fino al 50/60% si potrebbero salvare 100mila vite ogni anno; percentuale che si potrebbe raggiungere partendo dalle scuole.
La Gestione delle emozioni è importante per evitare impatti sulla salute; le persone capaci di gestire le emozioni hanno una forte consapevolezza di sé, e sono meno sottoposte allo stress. Sviluppare un’intelligenza emotiva comporta benefici anche per tutti i tipi di relazione. Gli adolescenti vivono costantemente situazioni emozionali tortuose, devono quotidianamente relazionarsi con compagni ed insegnanti dove non tutto procede secondo i propri piani perciò è necessario che impararino a gestire le frustrazioni; l’obiettivo dovrebbe essere quello di avere una società giovane emotivamente competente.
Non meno importante è il tema della violenza che ci viene purtroppo riproposta in diverse forme: fisica, verbale, sessuale, psicologica, economica, domestica, attraverdo lo stalking e il mobbing e tutte hanno impatti devastanti sulla salute se non si interviene. Esiste un modo per prevenirle che prevede l’attuazione delle tecniche di difesa personale. Queste ci mettono in condizioni di salvaguardare la nostra persona in caso di pericolo e preservare la nostra integrità. Per autodifesa infatti non si intende solo azioni fisiche nei confronti di un aggressore ma è quel processo che insegna a riconoscere situazioni che possono metterci in pericolo, che ci aiuta ad accrescere l’autostima, e ci insegna l’importanza di rivolgersi alle istituzioni; indispensabile quindi per non cadere nella trappola. L’ISTAT dichiara che il 20,2% delle donne nel corso della propria vita ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro. In Italia ogni anno più di 10 mila persone denunciano per stalking e secondo un sondaggio condotto nei Paesi d’Europa l’8% dei lavoratori è vittima di mobbing.
Altra proposta interessante da considerare potrebbe essere l’introduzione di laboratori o lavori collettivi rivolti alle tecniche per superare la paura di parlare in pubblico. Secondo il National Institute of Mental Health il 73% della popolazione mondiale ha paura di rivolgersi agli ascoltatori, chi soffre di glossofobia non crede in sé stesso, teme il fallimento ed il giudizio del pubblico, è reduce di paure infantili, ha una predisposizione all’eccessivo perfezionismo e soffre di timidezza. Impartire quindi lezioni rivolte alla comunicazione efficace e simulare situazioni in cui a turno i ragazzi devono essere i protagonisti e devono esprimere il loro pensiero parlando agli spettatori potrebbe essere una vera e propria terapia.
Di argomenti da inserire ce ne sono a iosa se si vuole pretendere verso un’istruzione che sia al passo con i tempi, che sia garante di un’educazione scolastica all’altezza del dinamismo. Ai più grandi, ad esempio, che devono prepararsi al competitivo mondo del lavoro si potrebbe insegnare: esercitazione allo sviluppo della logica, alle strategie di apprendimento e di raggiungimento degli obiettivi così da preparali ai test d’ingresso universitari, al raggiungimento delle soft skills, ovvero di quelle qualità più richieste ai colloqui di lavoro come la flessibilità e l’adattamento, la capacità di operare in team, la voglia di mettersi continuamente in gioco, il problem solving e infine ma non per importanza l’orientamento al mondo del lavoro ma che sia proficuo, ragionato, costante ed esaustivo visto che i ragazzi si ritrovano su strade impervie e buie al più grande interrogativo della vita “cosa farò da grande? ” .
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