«La legge di bilancio 2021 ha partorito un topolino e nella migliore delle ipotesi produrrà benefici solo per le grandi aziende partecipate. Se diamo per vero il valore di crescita del pil per il 2021 che, a quanto pare, si attesterà oltre il 6%, è altrettanto vero che questa crescita non è certo da imputare a bar, ristoranti, servizi alla persona o a tutta quelle migliaia di aziende che non operano nell’itc. Se non vogliamo cedere al precariato e alla disoccupazione il 20% del tessuto imprenditoriale, sarà necessario apportare delle modifiche alla manovra sui conti pubblici, prevedendo, a esempio, anche la cessione del credito d’imposta Transizione 4.0 su beni strumentali nuovi». Lo dichiara il presidente di Unimpresa Lombardia, Isa Gatti. «Occorre, inoltre, riconsiderando lo strumento del credito d’imposta in ricerca e sviluppo consentendo la cessione, anche parziale, dello stesso ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari, permettendo le successive cessioni, come proposto da alcuni parlamentari. Lo strumento del credito d’imposta per ricerca e sviluppo e per la formazione 4.0 si è dimostrato nel passato efficace sia in termini di incremento di fatturato aziendale sia in termini di incremento di forza lavoro specializzata. Non si comprende il motivo per cui il governo intenda rinunciare ad una formula di finanza agevolata priva di vincoli burocratici che dal 2013 ad oggi ha consentito a migliaia di piccole e medie imprese di rimanere sul mercato non come semplici spettatori ma come interpreti di quel processo di innovazione tecnologica tanto evocato dai politici» aggiunge il presidente di Unimpresa Lombardia.
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