Le coperture della legge di stabilità sono per la maggior parte state individuate facendo ricorso a più deficit in un contesto in cui il debito pubblico del Paese non è al sicuro e cresce al ritmo di 3 miliardi di euro al mese. Da agosto 2014 ad agosto 2015 il buco nei conti dello Stato è passato da 2.148,5 miliardi a 2.184,6 miliardi in aumento di 36,1 miliardi. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa in relazione all’impianto della legge di stabilità approvata ieri dal consiglio dei ministri.
Nella ricerca dei fondi per coprire le misure inserite nella manovra, il governo ha rinunciato, sbagliando, a varare interventi rigorosi sulla spesa statale. La spending review è stata di fatto accantonata e la lotta agli sprechi corre il rischio di restare una promessa. E sono proprio gli sprechi ad alimentare il debito pubblico italiano che nonostante il calo di 15 miliardi registrato da luglio ad agosto, rappresenta ancora la zavorra per l’economia del Paese.
“Il ricorso al deficit in un contesto internazionale preoccupante e con le prospettive di crescita tagliate a livello globale appare quindi una scelta azzardata” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “L’economia cinese rallenta e anche la Banca centrale degli Stati Uniti mostra forti timori lasciando il costo del denaro a livelli bassissimi, rinunciando a stimolare l’inflazione” aggiunge Longobardi.
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