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La class action per il lockdown Covid19

di Fabio Testorio

Mi domando se questa restrizione governativa non sia il caso di metterla sul tavolo di un giudice che ne valuti la azione discriminatoria perpetuata….

L’emergenza Covid 19 ha colpito il mondo e la pandemia (vera o presunta che sia stata) ha indotto almeno lo Stato italiano a prendere delle importanti iniziative in favore della salute delle persone, obbligando la maggior parte delle attività imprenditoriali a sospendere la propria produttività.

Negozi, aziende e fabbriche hanno risposto prontamente alle disposizioni di legge impartite…. a tutti gli effetti, obbligando i propri dipendenti nel rimanere a casa, alcuni facendo utilizzare ferie pregresse e chi, cogliendo l’occasione, attivando una sperimentazione sulla Smart (home) Working.

Ovviamente tutte quelle aziende che offrivano servizi così detti “indispensabili”, avrebbero invece dovuto continuare a produrre, senza soluzione di continuità e garantendo così la loro attività produttiva, anche se per alcuni versi limitata in relazione alle sole attività sulle “nuove opere”. Il servizio di assistenza operativa o informativa era sempre garantito.

Ora, la mia riflessione non si concentra sulla indispensabilità del servizio erogato, cosa sulla quale si potrebbe discutere ore ed ore, ma è ovvio che senza Luce e senza Gas il mondo avrebbe vissuto il dramma del Covid al buio, al freddo e nella fame….ma la mia riflessione sta nel fatto che lo Stato è stato garantista verso alcune attività produttive e completamente “opponente” (passatemi il termine) verso altre.

Obbligare le aziende e in special modo, le PMI a chiudere (apparentemente a tempo illimitato) le proprie attività ha significato – e questo non lo si ignorava – chiedere a questa aziende di far fronte di tasca propria a quanto questo Stato non era in grado di affrontare a livello di spesa pubblica e, in nome della pur sempre Cristiana visione del prossimo, chiedere a queste stesse aziende di NON GUADAGNARE. E’ un po’ grezzo come termine, ma senza fare giri di parole, il succo è stato questo: tu piccola azienda, che già mi versi in tasse e contributi, più del 45% del tuo guadagno, ti chiedo di NON GUADAGNARE quanto ti serve per pagare tutto il resto (servizi, fornitori, impiegati…) ma in special modo i “servizi essenziali” a cui, io Stato, ho dato garanzia di continuare a lavorare e guadagnare.

La mia perplessità, per la quale chiedo se in questo caso si possa parlare di “Class Action” sta nel fatto che ad alcune attività è stato imposto di impoverirsi, mentre ad altre no, ma la cosa che più colpisce (come una palla da biliardo in fronte e quindi fa male) sta nel fatto che alle aziende che erogano i servizi essenziali (quelle alle quali quindi è stato garantita il guadagno), è stato garantito anche il riscuotere qualsiasi bolletta dovuta dal proprio cliente (a cui lo Stato ha vietato di guadagnare) anche coattivamente, sebbene nel corso del periodo di lockdown non si sono consumati né Luce, né Gas, né Telefono e né generare Immondizia e non si è potuto godere a livello produttivo della personale proprietà.

Mi sarei aspettato che tutti quei costi venissero in qualche modo “calmierati” eliminando quelle “spese di trasporto/stoccaggio” o altre gabelle che generano quasi il 50% delle bollette di tutti quei servizi erogati e legalmente riconosciuti come “indispensabili”. Se vengo obbligato a “non guadagnare”, allora mi aspetto che anche tutte le altre aziende vengano sottoposte alla stessa condizione, per cui anche le attività “protette” si devono far carico di alcuni costi senza ribaltarli, con totale indifferenza, ai consumatori.

Si possono pensare tante formule per riuscire a far percepire di appartenere ad uno Stato democratico e giusto, ma questo aspetto –  che va a sommarsi al potere rafforzato garantito alle Banche col decreto liquidità – , sembrerebbe farci sentire di appartenere ad uno Stato…. diciamo così …sbilanciato!

Ma quello che è certo è che la LEGGE È UGUALE PER TUTTI.

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