Con l’enciclica “Non abbiamo bisogno” (29.06.1931) Pio XI prese le distanze dal fascismo. Attraverso la “Mit Brennender Sorge” (14.03.1937) condannò il nazismo e con la “Divini redemptoris” (19.03.1937) censurò il comunismo ateo e totalitario di stampo bolscevico. Un contesto storico particolarmente instabile che aveva contagiato anche i paesi europei nei quali la democrazia appariva salva. La Chiesa non poteva esimersi da parole di condanna per i totalitarismi che opprimevano la libertà dell’uomo intaccandone anche la dignità. Particolare attenzione fu riposta dal Pontefice verso il comunismo dell’est Europa. Questo perché se da una parte andava sempre più chiaramente delineandosi il pericolo del fascismo e del nazismo, dall’altra l’apparente innocuità del regime comunista faceva correre il rischio di una rapida diffusione. Come dire, si usciva da un tunnel per imboccarne un altro. Questo spiega pure la maggior forza con cui Pio XI si affrettò a prendere le distanze anche dal comunismo. Non va trascurata, per comprendere la fermezza del Papa, neppure la silenziosa ma disumana persecuzione cui Stalin sottopose i cattolici e i dissidenti russi. Tuttavia nell’enciclica non si trova solo la condanna di una “dittatura” ma anche la riproposizione del modello sociale cattolico. Una risposta ritenuta adeguata agli errori del liberalismo che indirettamente avevano provocato la stagione dell’autoritarismo.
Alfonso D’Alessio
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