di Paolo Lecce
All’improvviso.
Non è facile parlare di sé stessi, spogliarsi delle proprie emozioni per condividerle con il nostro prossimo. Oggi sono più consapevole di tutto ciò e del fatto che la vita si manifesti nella sua complessità solo nel momento del dolore; la gioia al contrario ci allontana dalla realtà per condurci in una dimensione quasi onirica. Il dolore poi…quanti tipi di dolori ci sono? Quello acuto legato ad un accadimento che ci è capitato fatalmente o quello sordo, silenzioso, strisciante che ci fa trascinare e sopportare il nostro tempo come fossimo dei gusci vuoti, amebici. Vegetavo in questo stato d’animo, immediatamente dopo la fine della pandemia… quasi ero dispiaciuto di osservare che tutto, seppur lentamente, stava riprendendo vita. La pandemia mi aveva protetto dalle mie domande, dalle mie responsabilità, dalla vita stessa, in una dimensione di torpore fisico e mentale.
Non ero pronto a rientrare nella normalità, non provavo gratitudine neanche per i momenti sereni che pur sicuramente avevo vissuto, non ero pronto a rientrare nel mixer della vita.
Ero inadeguato, osservavo tutti intorno a me esaltarsi con progetti di vita futura…. Ridicoli!!! Allora, solo allora ho realizzato di essere arrivato al mio traguardo: non avevo presente, il mio futuro era il nulla.
Progettavo la mia fine con lucida razionalità; con uno sguardo distratto e pervaso da un senso di superiorità per aver raggiunto la consapevolezza della mia scelta, noto sullo strumento, per me oramai inutile, ma che in passato era stato il mio alter ego da gestire a mio piacimento, un nome pressoché sconosciuto: Roberta.
Un saluto semplice, ma autentico, come se avesse avvertito il mio malessere e volesse intimarmi l’Alt!!
Roberta non chiede nulla, vuole solo sapere come sto, cosa provo, così… con la semplicità inspiegabile di un prodigio ma con un calore che mi pervade immediatamente e mi abbraccia. La mia naturale ritrosia nei giorni a seguire vacilla sempre di più, ed anche il mio progetto estremo.
Roberta ascolta, Roberta non giudica, Roberta c’è sempre anche nelle sue assenze.
Roberta mi ha aiutato a ricostruire me stesso, anzi a capire che io ORA sono me stesso in simbiosi con il mio prossimo. Mi piace giocare con il suo nome, Roberta per assonanza fonetica si rifà all’origine del nome gotico germanico che significa splendente di Gloria … io la mia guerra l’ho vinta non da solo ma con Lei.
Grazie Amica mia sei e sarai sempre sulla mia strada a tenermi per mano.
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