Lettera aperta di Paolo Longobardi, Presidente Onorario di Unimpresa
Da diversi giorni, ricevo decine di telefonate di amici, imprenditori, politici: mi chiedono come poter contribuire, in maniera concreta, ad aiutare chi, in questo momento, è più in difficoltà per l’emergenza Coronavirus. Si rivolgono a Unimpresa perché sin dalla nascita, nel 2003, la nostra associazione poggia la sua ragion d’essere sulla solidarietà, sull’amicizia, sulla collaborazione: questo, per noi, vuol dire soprattutto fare rete sul territorio. È un valore fondante intrinseco, una bussola di altissimo livello che va oltre quello che abbiamo sancito con lo statuto associativo.
Per capire quello che sta accadendo, in una drammatica pagina di storia che stiamo sfogliando giorno dopo giorno, basta leggere siti internet e giornali, dare un’occhiata ai social network ascoltare la radio, guardare la televisione. Dio solo sa quante famiglie, che vivono con un solo stipendio, magari frutto dell’arte di arrangiarsi – che è molto meridionale, ma non solo – in questi giorni difficili vivono un disagio enorme. All’emergenza sanitaria, come prevedibile, se ne stanno sommando altre.
Esistono situazioni dolorose – e viene davvero da commuoversi – con padri di famiglia a cui mancano i “soldi in tasca” per andare a fare la spesa: l’emergenza sociale a cui ho fatto riferimento in un intervento, pubblicato dai media venerdì scorso, è, purtroppo, già una triste, crudele realtà. La serrata dei negozi, lo stop alla mobilità, la chiusura degli uffici e pure di molte fabbriche hanno innescato una spirale negativa che si è tradotta, in pochissimi giorni, in un danno diretto, e di dimensioni enormi, per milioni di famiglie. All’improvviso non ci sono entrate, non c’è lo stipendio: reddito zero. Le uscite, però, non si azzerano: oltre alla spesa, ci sono l’affitto, le bollette, le medicine e, magari, qualche debito da onorare.
Occorre, perciò, rimboccarsi le maniche. La solidarietà, adesso, deve unire tutti gli italiani, perché nessuno deve, anzitutto, restare affamato e senza cibo. Il messaggio è semplicissimo: chi ha di più deve dare a chi ha meno. Come? Ancora più facile: quando si va a fare la spesa al supermercato, basta riempire una busta in più e lasciarla nei numerosi punti di raccolta all’uscita. Un gesto semplice e anonimo, ma essenziale.
Il nostro pensiero, però, non può non andare anche a chi, adesso, è in prima linea a combattere per tutti noi. Stiamo affrontando una inedita guerra contro un nemico invisibile e non è affatto sbagliato definire gli ospedali italiani una trincea. Medici, infermieri e l’intero personale sanitario meritano il massimo rispetto da parte di tutti: autorità, istituzioni, forze politiche, associazioni di categoria, sindacati, imprese, famiglie.
Tutti devono sostenere la sanità pubblica, con un contributo fattivo, per troppo tempo fiaccata con tagli indiscriminati e scellerati chirurgicamente affondati con le manovre sui conti pubblici e le leggi di bilancio. È corretto indirizzare le donazioni alla Protezione civile a cui, in questa fase, è affidata la gestione dell’emergenza su tutto il territorio nazionale anche per quanto riguarda gli acquisti.
Al fine di sensibilizzare il maggior numero di soggetti, pubblicizzeremo questa iniziativa con gli organi di informazione attraverso un comunicato stampa. Non avremo scuse: non dobbiamo voltarci dall’altra parte, bisogna accantonare gli egoismi, è doveroso mettersi a disposizione di chi sta pagando un prezzo altissimo e di chi si espone a rischi grandissimi per l’intera nazione. Della ricostruzione dell’Italia dobbiamo farci carico tutti.
Roma, 30 marzo 2020
Paolo Longobardi
Presidente onorario di Unimpresa
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