“Finalmente”. E ‘stata la prima parola pronunciata delicatamente da Papa Francesco insieme allo scambio di un lungo, caloroso abbraccio con il Patriarca di Mosca, Kirill. Un incontro storico che ha avuto luogo in una piccola sala d’attesa dell’aeroporto di L’Avana il 12 febbraio alle 14.25 (ora locale). In un movimento perfettamente simmetrico, il primate della Chiesa cattolica e quello della Chiesa ortodossa russa sono avanzati l’uno verso l’altro, di fronte a una selva di telecamere e macchine fotografiche, prima di uno scambio di saluti fraterni che hanno testimoniato il desiderio sincero di incontrarsi.
“Siamo fratelli”, ha detto il Papa, parlando nella lingua nativa spagnola insieme a un interprete e al cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, che ha preparato l’incontro ecumenico da due anni. “Ora le cose sono più facili,” ha detto il Patriarca Kirill, accompagnato da un interprete e dal Metropolita Hilarion, Direttore delle Relazioni Internazionali della Chiesa ortodossa russa, altro protagonista della preparazione segreta dell’incontro.
Significativo anche lo scambio di doni, il Vaticano ha donato un calice e un reliquiario di San Cirillo, uno dei co-patroni d’Europa nella Chiesa cattolica. Da parte sua, il Patriarcato di Mosca ha regalato l’icona della Madonna di Kazan, molto venerata tra gli ortodossi russi.
Prima di lasciarsi, il Papa e il Patriarca hanno firmato la “Dichiarazione congiunta”, un testo molto atteso di circa sei pagine frutto di un negoziato lungo e difficile, ma descritto come “sostanziale”.
L’incontro a L’Avana è ritenuto da entrambi, ortodossi russi e cattolici, come un “passo importante” che apre a scenari che saranno sicuramente approfonditi.
Alfonso D’Alessio
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