Ci sono delle figure, nella scia di santità di cui è lastricata la via del Popolo di Dio, che oggi andrebbero fatte conoscere a tutti. Ci riempiamo la bocca di bene comune, attenzione al prossimo, eppure c’è stato chi in un passato recente, con una sola frase, ha racchiuso quanto a volte si tenta di fare senza riuscirci con intere pubblicazioni. Una di queste giganti è la venerabile Rachelina Ambrosini. Irpina di nascita, è nata la cielo settantatrè anni or sono e precisamente il 10 marzo del 1941. È stata, e a dire il vero lo è tutt’ora, un’esemplare comunicatrice. Possibile? Se questa espressione dovesse risultarci stonata, vorrebbe dire che siamo caduti nella contemporanea distorsione del concetto di comunicazione. Mai come oggi si è tentati di operare una restrizione di campo che, a seguito di una riflessione più profonda, apparirebbe subito arbitraria. Riteniamo, infatti, che l’esperto in comunicazione sia colui che sappia usare i mezzi offerti dalla tecnologia, che trascorra, sovente perdendolo, molto tempo sui social o stando attaccato al cellulare. Con queste chiavi di lettura comunicatore potrebbe essere definito solo chi è nato dal secolo scorso in poi. E comunque non sarebbe sempre vero. Il cristiano dovrebbe avere l’immediata percezione di cosa sia la comunicazione autentica, e di come essa si sia palesata con l’avvento dell’uomo, ma che ad esso è precedente. L’uomo è creato in virtù di un amore, quello di Dio che non è chiuso in se stesso o nell’ambito trinitario, ma che genera, trasmette e comunica. La storia della salvezza, cioè dell’amore tra il Creatore e la creatura e che si tramanda nella Bibbia, libro della vita per antonomasia, è il paradigma dell’arte della comunicazione. Quest’ultima per non apparire artefatta, insignificante, dedita anch’essa all’autoreferenzialità e quindi risultare inefficace, deve rimanere fedele alla sua missione, quella di trasmettere innanzitutto ciò che è frutto di esperienza, al limite di osservazione, e che abbia come fine l’arricchimento di chi di essa ne fa uso. Rachelina Ambrosini si inserisce a pieno titolo nella scia di una comunicazione reale, autorevole, capace di trasformare l’esistenza, proprio perché la “materia” del trasmettere di questa giovanissima irpina, è l’amore con Dio che si contagia al prossimo. È la sua esperienza diretta, ingigantita dal farsi piccola per evidenziare che l’amore del Padre per l’uomo è sussistente e in grado di far scorgere a tutti come si possano trasformare strumenti deboli e indifesi in altoparlanti utili a confondere i prepotenti e i forti. In tal modo per lei il servizio agli altri, espresso nella quasi totalità degli scritti e plasticamente raffigurato dal grembiule sempre indossato, non è una scelta di vita tra le tante, ma è la sua stessa vita. “Il denaro e la ricchezza non servono a nulla, ma quello che conta è la bontà del cuore” scrive Rachelina. C’è bisogno di commentare quanto è attuale e profetica questa affermazione? La devastazione, conseguenza del vissuto contrario a ciò che ha affermato la venerabile, è sotto gli occhi di tutti. Questo è comunicare, questo oggi aiuterebbe a fare buon uso del denaro.
Alfonso D’Alessio
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