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L’accessibilità è un dovere legato al diritto di uguaglianza. Un’urgenza sempre più sentita di un’inclusione sociale e di vigore urbano.

del dott.Marco Massarenti

«Dignità è un Paese non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare, e capace di rimuovere gli ostacoli che immotivatamente incontrano nella loro vita». Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parla dell’importanza da riservare al mondo della disabilità mettendo in luce il valore inestimabile dell’inclusione in fatto di accessibilità.

L’accessibilità agli spazi, ai beni e ai servizi è spesso considerata come una prerogativa “privilegiata” che riguarda le persone con disabilità. In realtà essa coinvolge diverse realtà poiché ha a che fare con il superamento di barriere sociali, culturali, economiche, linguistiche e con la fragilità; quest’ultima assoggettabile a un’ampia porzione di popolazione che comprende le persone anziane, le persone con disabilità permanente o temporanea, donne incinte, bambini e genitori con passeggino.

Seppur se ne riconosce l’importanza, l’accessibilità rimane una condizione spesso incompresa nel suo significato più totale. Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia” (art. 2 DM 236/89).

Tale menzione non è riferibile però, soltanto al superamento delle barriere architettoniche, ovvero a un impedimento di carattere fisico all’accesso in un determinato luogo, ma è il riconoscimento dei diritti inviolabili dell’individuo, specialmente in quanto affetto da rilevanti limitazioni o minorazioni fisiche (art. 2, prima parte, Cost.) ed è quantunque l’affermazione della pari dignità sociale e dell’eguaglianza delle persone, senza che le loro condizioni personali possano portare a una loro distinzione e discriminazione (art. 3, primo comma, Cost.). Ecco la prima delle ragioni per cui diviene necessario costruire un mondo accessibile.

Nel mondo, una persona su cinque ha una disabilità. Questo significa che la qualità della vita del 20% delle persone è fortemente condizionata dal contesto in cui si trova. 

Anche la povertà e la ricchezza di un paese hanno pienamente a che fare con l’accessibilità. La possibilità di poter accedere a tutto inoltre, è sinonimo di forza urbana e può promuovere importanti occasioni per la stessa rigenerazione urbica attraverso il turismo favorendo così una maggiore circolazione e creando maggiori opportunità, sociali ed economiche.

L’errore che spesso si fa è quello di pensare alla riqualificazione urbana per l’accessibilità come fonte di dispendio economico quando invece è esattamente il contrario. L’accessibilità erroneamente vissuta soltanto come un costo, costituisce infatti, un valore anche dal punto di vista economico. Il Turismo per Tutti è invece, un’opportunità che conduce all’aumento degli stessi flussi turistici e conseguentemente a maggiore competitività e quindi a maggiori ritorni economici.

Affinché il Turismo possa essere Accessibile è necessario mettere in atto un processo di collaborazione tra tutte le parti interessate. Un risultato turistico di un certo tipo richiede partnership e cooperazione tra diversi settori ovvero: Governi, agenzie internazionali, tour operator e utenti stessi. Coinvolgendo diversi fattori come l’ accesso alle informazioni, l’alloggio, gli acquisti, la modalità di trasporto e la ristorazione, il Turismo Accessibile va in questo modo ben oltre i beneficiari del turismo stesso, divenendo un valore sociale ed economico dell’intera società.

Rendere la città accessibile a tutti richiede un’azione di welfare volta allo sviluppo di un programma che riesca a integrare diverse discipline: urbanistica, sicurezza e benessere socio-sanitario, economia dei servizi collettivi, design urbano, architettura degli interni, mobilità dei trasporti, governo, gestione, cura e sorveglianza degli spazi pubblici.

Riqualificare è l’obiettivo primo a cui dovrebbero aspirare tutte le amministrazioni mettendo in atto le principali scelte operative tra cui la realizzazione del PEBA (piano di eliminazione delle barriere architettoniche).

A oggi, invece, nonostante la normativa sull’eliminazione delle barriere sia condivisa, spesso ci scontriamo in ostacoli come gradini, passaggi e accessi inadeguati per tutti. Non solo per persone con disabilità ma anche per persone che devono spingere un passeggino, un carrello o che trasportano merce.

L’obiettivo verso cui tendere deve essere dunque quello di garantire a tutti una piena autonomia per poter usufruire di ciò che a tutti appartiene.

A questo proposito va sottolineata l’assoluta necessità di lavorare in collaborazione con quegli enti e quelle istituzioni che promuovono iniziative a favore di persone con specifiche necessità. Condividere esperienze e competenze maturate e’ la premessa per il raggiungimento di obiettivi adeguati.

Quando si svolgono azioni in grado di avere una ricaduta sulla vita delle persone si deve sempre considerare il problema delle barriere all’accesso e trovare la soluzione per il loro superamento. Solo così l’accessibilità potrà perdere la sua condizione di “nicchia” e assumere una condizione imprescindibile. Non si può più fare a meno di rivedere, riordinare, riprogettare le città per ripartire a favore di tutti.

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