E’ dovere dei cittadini pagare imposte e tasse, necessarie per ricevere, in cambio, adeguati servizi, ma lo Stato non ha il diritto di “spennare” i contribuenti invece di accarezzarli come galline dalle uova d’oro che assicurano nel tempo continue entrate finanziarie.
Oggi, in Italia, imprese, professionisti, lavoratori e cittadini sanno di avere dei soci occulti (ma non tanto occulti), simili alle mafie di quartiere, che si presentano al momento delle presunte entrate per esigere il 50/60% degli utili.
I burocrati addetti alle riscossioni sono così bravi che chiedono pagamenti anche quando non sono dovuti, per cui molti imprenditori fuggono in Paesi più ospitali, mentre investitori stranieri che verrebbero volentieri nella “bella Italia” si tengono lontani, per paura dell’esoso fisco.
Anche un numero sempre crescente di giovani disoccupati (ai quali la distratta politica italiana guarda con criminale indifferenza) scappano via voltando le spalle alla “Madre Patria” che si comporta da cattiva matrigna.
Il fisco (e la sua burocrazia) oltre a non presentarsi con un volto umano, salvo poche eccezioni, sembra on orco dai mille tentacoli che guarda ai cittadini come se fossero tutti dei criminali incalliti.
Consigliamo al Ministro delle Finanze e dell’Economia di “camuffarsi “ da comuni cittadini e di recarsi presso un ufficio delle Entrate (sarebbe meglio chiamarlo “ufficio delle uscite”) per chiedere delle informazioni. Potrebbe capitare loro di perdere molto tempo prezioso e di spazientirsi come è capitato ad un contribuente, (quasi novantenne), di essere indirizzato ad un ufficio sbagliato e dopo una attesa di 50 minuti sentirsi dire: “ non è qui ma sarà richiamato, con lo stesso numero, da una mia collega.” Dopo altri 40 minuti l’anziano signore comincia a spazientirsi e chiede di parlare con il capo sala. Anche li c’è da fare la fila.
Entra nell’ufficio, nel momento in cui al “capo” stavano portando il caffè. Dopo aver sorseggiato “a tazzulella e cafè”, il capo ascolta il cittadino, consulta il computer e dice: ”il suo numero AM – 0017, sarà chiamato dopo il numero JA42”. Dopo circa 15 minuti arriva il turno dell’esausto cittadino.
L’impiegata l’accoglie con un sorriso. Si tratta di una “comunicazione di autotutela perché l’imposta risale a diversi anni addietro e non è dovuta”. La signora comincia a manovrare sul computer con un certo nervosismo. L’anziano cittadino intuisce che qualcosa non funziona nel computer e azzarda una battuta: “lo so’, ci vuole pazienza con questo lavoro”. La signora risponde: “sa è questo apparecchio che s’incanta spesso”. Poi chiede aiuto ad un collega il quale le dice: “pure il mio fa spesso questi scherzi”.
Fortunatamente il computer riprende a funzionare ed in qualche minuto viene rilasciata la ricevuta. “E’ l’altra ricevuta?” chiede il cittadino. “Ma lei ha preso un solo numero?” “Ma la pratica è unica: una per la figlia ed una per la madre, in quanto solidale. All’entrata ho fatto vedere la richiesta e mi è stato dato un solo numero, per giunta sbagliato! Non facciamo scherzi!” Un minuto dopo gli viene consegnata la seconda ricevuta.
Il contribuente era entrato alle 9:24 del 24/4/2015 ed è uscito alle 11:56, conservando lo scontrino. W il FISCO!!! – W LA BUROCRAZIA!!!
Bruno Latella
- DEBITO PUBBLICO: UNIMPRESA, 1.172 MILIARDI DA RINNOVARE ENTRO LEGISLATURA - 13 Maggio 2023
- Video sigla. Unimpresa e Provincia cinese di Hainan - 4 Settembre 2015
- Agricoltura: Unimpresa, intesa con la Cina per esportare know-how italiano - 3 Settembre 2015