“Le recenti dichiarazioni e azioni del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, non possono che destare preoccupazione per il clima di scontro sociale che rischiano di alimentare. Proclamare uno sciopero generale contro il governo è una scelta legittima in democrazia, ma accompagnarlo con toni che sfiorano l’istigazione alla rivolta è qualcosa che supera il limite della responsabilità politica e sindacale. È inaccettabile che, in un momento in cui il Paese affronta sfide enormi — dall’inflazione alle difficoltà del mercato del lavoro, dalla gestione del debito pubblico alla transizione economica — il principale sindacato italiano adotti un atteggiamento di permanente contrapposizione, che poco ha a che fare con la tutela dei lavoratori e molto con il calcolo politico. Landini sembra aver smarrito il senso del dialogo, pilastro fondamentale della convivenza civile e democratica, trasformando un sindacato storico come la Cgil in una macchina da guerra ideologica”.
Lo dichiara il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Lo sciopero generale, proclamato contro una manovra di bilancio che cerca di mantenere in equilibrio conti pubblici e sostegno sociale, non è solo uno strumento inappropriato: è un segnale di irresponsabilità. La Cgil, sotto la guida di Landini, sembra incapace di comprendere che le imprese, specialmente quelle piccole e medie, non sono il nemico, ma il motore dell’occupazione. Colpire il governo con una paralisi generalizzata significa, di fatto, colpire lavoratori e imprese che già oggi faticano a reggere il peso di una pressione fiscale e burocratica senza pari in Europa. Ancora più grave è l’atteggiamento che Landini ha scelto di tenere nella narrazione pubblica. I suoi interventi, così come la sua partecipazione a consessi politicamente orientati, sembrano andare oltre il mandato di un leader sindacale. Quando un segretario generale della Cgil inneggia a una “resistenza” — termine che, nel contesto attuale, assume connotazioni ben poco costruttive — si pone fuori dal campo della mediazione per entrare in quello dello scontro. Questo è un tradimento verso il suo stesso ruolo, che dovrebbe essere quello di trovare soluzioni, non di esasperare le tensioni. Ciò che lascia sgomenti è anche il silenzio complice di alcune istituzioni e della magistratura su questo clima di costante incitamento. La democrazia non è solo libertà di espressione: è anche rispetto delle regole, delle istituzioni e di chi, ogni giorno, lavora per costruire un futuro migliore per il Paese. Alimentare la rabbia sociale senza offrire una visione credibile di progresso significa minare le fondamenta stesse del sistema democratico. Landini ha scelto di essere il leader di una guerra ideologica che non ha nulla a che fare con il benessere dei lavoratori. Noi, come rappresentanti delle imprese italiane, diciamo basta a questo teatrino irresponsabile. È tempo che il sindacato torni a essere un alleato per il progresso, non un avversario per partito preso. Il Paese ha bisogno di unità, non di divisioni. Landini se ne faccia una ragione: il futuro non si costruisce con le urla e le bandiere, ma con il dialogo e il rispetto reciproco” aggiunge Longobardi.
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