Saranno certamente tanti coloro che leggeranno l’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco, ancor di più saranno coloro che ne parleranno senza averla letta e molti si lanceranno in giudizi strumentali. Ma poco importa, sarebbe già un grande traguardo se chiunque abbia a che farci si interrogasse seriamente sul suo modo di tutelare l’ambiente. Si vedrebbero meno carte per terra, spazzatura abbandonata negli angoli e soprattutto si assisterebbe a pochi spettacoli di ipocrisia che mettono in scena coloro che inpersonano i paladini dell’ambiente e poi lo deturpano con una superficialità sconcertante.
Nell’Enciclica Papa Francesco propone di entrare in dialogo con la nostra casa comune. Egli ha sottolineato anche che tutti dovrebbero essere preoccupati per il problema ecologico che mette in discussione il nostro modo di vivere.
L’approccio è quello di un discernimento accompagnato durante tutto il testo. Francesco inizia valutando la situazione attuale, con riferimento ai risultati disponibili della ricerca scientifica, descrive poi la tradizione giudaico-cristiana per evidenziare le ragioni di un impegno ambientale per poi proporre di andare al di là dell’osservare i sintomi della crisi ecologica ma di interpretarne le cause di fondo. E poi avanza una proposta ecologia integrale, sia ambientale, economica e sociale e imposta le tracce guida e le azioni.
La situazione è urgente, “le possibili soluzioni richiedono un approccio integrato per la lotta contro la povertà, per dare dignità alla natura esclusi e allo stesso tempo di preservare”. In altre parole, “non si può semplicemente proporre “un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si pone” si deve ammettere che «un vero e proprio approccio ecologico si trasforma sempre in un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni ambientali, ascoltando il clamore della terra che il grido dei poveri”.
La sua critica del Papa è particolarmente dura per la comunità internazionale “la sottomissione della politica alla tecnologia e la finanza si rivela nel fallimento dei vertici sull’ambiente. Ci sono troppi interessi particolari, e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti. L’alleanza tra l’economia e la tecnologia finisce con il lasciare fuori tutto ciò che non fa parte dei loro interessi immediati.
Rivolgo un pressante invito ad un nuovo dialogo su come si costruisce il futuro del pianeta, scrive Francesco. Il dialogo è la via necessaria per le risposte complete che nessuno ha: il dialogo tra scienza e religione può essere fruttuosa per entrambi, tra fede e ragione, tra credenti di diverse tradizioni e confessioni religiose, tra linguaggio scientifico e tecnico e popolare, tra politica ed economia e tra i vari movimenti ambientalisti dove lotte ideologiche abbondano.
Nel suo ultimo capitolo il Papa invita a “costruire un altro stile di vita” in un mondo in cui “il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti.
Fondamentale è anche la sfida educativa che deve non solo creare una “cittadinanza ecologica”, ma deve anche coltivare “solide virtù”.
Alfonso D’Alessio
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