Scadono il 30 giugno prossimo tre incentivi per le assunzioni: la decontribuzione Sud, lo sgravio contributivo rivolto alle aziende che assumo giovani under 36 e l’agevolazione finalizzata a dare lavoro alle donne prive di impiego. Lo stop alla misura che consente di ridurre il costo del lavoro è legato al termine del termine del temporary framework dell’Unione europea cioè il quadro temporaneo di regole aperto durante la pandemia e volto a congelare alcuni paletti e divieti, tra cui gli aiuti di Stato illegittimi alle imprese. Lo segnala Unimpresa. “Chiediamo al ministro per il Sud Carfagna, che già si adoperò ad inizio anno per ottenere una proroga alla precedente scadenza del 31 dicembre 2021 ed al ministro del lavoro Orlando, di intervenire immediatamente e senza indugi, le aziende e di conseguenza i lavoratori, non devono e non possono subire ulteriori colpi che potrebbero rilevarsi fatali” dichiara il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi. “Con la scadenza della proroga accordata da Bruxelles sul temporary framework potrebbero scomparire i principali, pressoché unici, sgravi contributivi legati al costo del lavoro. Le aziende hanno necessità di pianificare le loro attività soprattutto in questo momento in cui le prospettive di crescita del nostro Paese hanno subito un brusco rallentamento causato anche alla guerra tea Russia e Ucraina. Senza considerare il contesto economico caratterizzato anche dal forte aumento dell’inflazione, legato soprattutto all’incremento dei costi di produzione. Sapere se tra poco più di un mese il costo del lavoro, già di per se alto, subirà un ulteriore impennata a causa dello stop degli incentivi legati agli under 36, alle donne prive di un impiego ed alla decontribuzione Sud, è un diritto per le nostre aziende ed è un dovere per chi ci governa. In particolare, le aziende maggiormente penalizzate potrebbero essere quelle operanti nei territorio svantaggiati, come le aziende del Sud, dove questi aumenti possono voler dire un incremento sui contributi previdenziali di oltre 30 punti percentuali, costi non sostenibili per molte aziende già in gravi difficoltà e con conseguenze disastrose sull’occupazione” aggiunge Assi.
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