Allarme rosso per l’assunzione di lavoratori licenziati. Tagliate gli incentivi per dare lavoro agli ex dipendenti di imprese con meno di 15 addetti: le aziende che offrono lavoro si trovano con le mani legate. Lo denuncia Unimpresa che ha scritto una lettera al presidente del consiglio, Mario Monti, e al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sollecitando una immediata azione affinché si ristabilisca il principio di uguaglianza tra lavoratori ed aziende e affinché il Governo attivi ogni urgente iniziativa per ripristinare le disposizioni della legge 236/93 (articolo 4). “La legge di stabilità per il 2013 non ha rifinanziato le agevolazioni, legate all’iscrizione nella lista di mobilità, per le aziende che assumono lavoratori licenziati in forma individuale e in gran parte provenienti da piccole aziende” spiega il delegato alle relazioni industriali di Unimpresa, Paolo Stern. “Il mancato finanziamento dell’istituto ha improvvisamente e inspiegabilmente vanificato le previsioni della legge 236/93 (articolo 4) che venivano ormai reiterate da 20 anni. L’imprecisa formulazione della legge di stabilità (comma 405) ha determinato una grave sperequazione tra lavoratori violando basilari diritti costituzionali di uguaglianza e penalizzato in modo forte specialmente le micro, piccole e medie imprese” aggiunge Stern.
Secondo il responsabile delle relazioni industriali di Unimpresa “la mancata possibilità di fruire dei benefici della mobilità determina, per le aziende che vogliono assumere nuovo personale, un aggravio di costi contributivi di circa il 20%. Sono proprio le pmi quelle maggiormente penalizzate dalla mancata proroga del beneficio perché lo stesso incide pesantemente in quel bacino occupazionale di riferimento. Infatti generalmente la mobilità infra-aziendale del personale avviene per categorie di imprese omogenee e quindi le piccole imprese ricercano spesso personale che abbia maturato esperienza in ambiti simili ai propri. Oggi l’assunzione di questo tipo di personale non è più incentivata”.
“Da non sottovalutare – aggiunge Stern – la circostanza che per i lavoratori espulsi nell’ambito di procedure collettive il regime della mobilità persisterà fino a tutto il 2016. Ancora una volta le imprese più piccole ed i loro occupati subiscono un trattamento di sfavore che rischia di far disperdere patrimoni di alta professionalità in un periodo in cui il Paese non può permettersi di perdere nemmeno un ulteriore posto di lavoro”.
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