Sono aumentati di oltre 3 milioni gli occupati in Germania dal 2009 al 2017: i lavoratori sono passati da 40,8 milioni a 44,2 milioni (+8%). Nello stesso periodo di tempo, in Italia i posti di lavoro sono aumentati di appena 284mila unità, peraltro tutti nel 2017: nel nostro Paese nel 2009 lavoravano 24,9 milioni di persone, salite a 25,2 milioni a giugno dello scorso anno (+1%); il picco più basso è stato registrato nel 2013 e nel 2014 con la forza lavoro scesa a 24,3 milioni. Tra i principali paesi dell’area euro, l’Italia è quello con la crescita più lenta, mentre il risultato migliore è dell’Austria (+8,16%). Per la Francia, è stata registrata una variazione positiva pari a 1 milione (+3%), da 26,8 milioni a 27,8 milioni. Tre i casi con saldo negativo: Grecia (-659mila unità, -13%), Portogallo (-126mila unità, -2,55%), Spagna (-480mila unità, -2%). Questi i dati del rapporto del Centro studi di Unimpresa “L’Occupazione in Europa durante la crisi”, secondo il quale complessivamente, in tutta l’area euro, c’è stato un aumento dell’occupazione, trascinato principalmente da Germania e Francia, pari a 4,7 milioni di posti in più, da 151,1 milioni a 155,8 milioni (+3%). “L’attuale architettura dell’Unione europea favorisce solo alcuni Paese e in particolare la Germania. Noi crediamo nell’Europa unita e nella moneta unica, ma è divenuta improcrastinabile una riforma complessiva delle regole, in modo da consentire a tutti i paesi membri di crescere e di far aumentare l’occupazione” commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo lo studio di Unimpresa, basato su dati della Banca centrale europea, dal 2009 al 2017 (secondo semestre), nell’Area euro l’occupazione è passata da 151 milioni e 149mila unità a 155 milioni e 891mila unità, con un incremento di 4 milioni e 742mila unità (+3,14%). Il totale dell’occupazione nei paesi che adottano la moneta unica è cosi progredito: 150,3 milioni nel 2010, 150,5 milioni nel 2011, 149,8 milioni nel 2012, 148,9 milioni nel 2013, 149,8 milioni nel 2014, 151,3 milioni nel 2015, 153,3 milioni nel 2016. In Italia, il totale degli occupati è passato da 24 milioni e 926mila unità del 2009 a 25 milioni e 210mila unità del 2017 con un incremento di 284mila unità (+1,14%): nel nostro Paese nel 2010 gli occupati erano 24,7 milioni, nel 2011 24,8 milioni, nel 2012 24,7 milioni, nel 2013 24,3 milioni, nel 2014 24,3 milioni, nel 2015 24,4 milioni, nel 2016 24,8 milioni.
Ecco, qui di seguito, i dettagli dei principali paesi dell’area euro. In Austria l’occupazione è passata 4,06 milioni del 2009 a 4,4 milioni del 2017, con un aumento di 332mila unità (+8,16%): nel 2010 il totale della forza lavoro austriaca era a quota 4,09 milioni, nel 2011 4,1 milioni, nel 2012 4,2 milioni, nel 2013 4,2 milioni, nel 2014 4,2 milioni, nel 2015 4,2 milioni, nel 2016 4,3 milioni. In Belgio, la forza lavoro è salita dai 4,4 milioni del 2009 ai 4,6 milioni del 2017 con una crescita di 243mila unità (+5,47%): la forza lavoro belga era composta da 4,4 milioni di soggetti nel 2010, 4,5 milioni nel 2011, 4,5 milioni nel 2012, 4,5 milioni nel 2013, 4,5 milioni nel 2014, 4,6 milioni nel 2015, 4,6 milioni nel 2016. In Francia l’occupazione è passata da 26,8 milioni nel 2009 a 27,8 milioni del 2017 con un’impennata di 1,01 milioni di unità (+3,78%): i lavoratori francesi erano 26,8 milioni nel 2010, 27,09 milioni nel 2011, 27,1 milioni nel 2012, 27,2 milioni nel 2013, 27,3 milioni nel 2014, 27,4 milioni nel 2015, 27,6 milioni nel 2016. In Germania, il totale degli occupati è passato da 40,8 milioni del 2009 a 44,2 milioni del 2017 con un aumento di 3,3 milioni di unità (+8,14%): i lavoratori tedeschi erano 41,02 milioni nel 2010, 41,5 milioni nel 2011, 42,06 milioni nel 2012, 42,3 milioni nel 2013, 42,6 milioni nel 2014, 43,06 milioni nel 2015, 43,6 milioni nel 2016. In Grecia, l’occupazione è passata da 4,8 milioni del 2009 a 4,1 milioni del 2017 con un calo di 659mila unità (-13,65): i lavoratori greci erano 4,7 milioni nel 2010, 4,3 milioni nel 2011, 4,1 milioni nel 2012, 3,9 milioni nel 2013, 3,9 milioni nel 2014, 4,02 milioni nel 2015, 4,07 milioni nel 2016. In Irlanda gli occupati sono passati da 1,9 milioni nel 2009 a 2,1 milioni del 2017, con una crescita di 155mila unità (+7,90%): i lavoratori irlandesi erano 1,8 milioni nel 2010, 1,8 milioni nel 2011, 1,8 milioni nel 2012, 1,9 milioni nel 2013, 1,9 milioni nel 2014, 1,9 milioni nel 2015, 2,04 milioni nel 2016. Nei Paesi Bassi, il totale dell’occupazione è passato da 8,8 milioni del 2009 a 9,09 milioni del 2017 con un aumento di 253mila unità (+2,86%): i lavoratori olandesi erano 8,7 milioni nel 2010, 8,8 milioni nel 2011, 8,8 milioni nel 2012, 8,7 milioni nel 2013, 8,7 milioni nel 2014, 8,8 milioni nel 2015, 8,9 milioni nel 2016. In Portogallo, i lavoratori sono passati da 4,9 milioni del 2009 a 4,8 milioni del 2017, con una diminuzione di 126mila unità (-2,55%): il totale dell’occupazione portoghese era a quota 4,8 milioni nel 2010, 4,7 milioni nel 2011, 4,5 milioni nel 2012, 4,5 milioni nel 2013, 4,5 milioni nel 2014, 4,5 milioni nel 2015, 4,6 milioni nel 2016. In Slovacchia, il totale dell’occupazione è passato da 2,2 milioni di unità nel 2009 a 2,3 milioni di unità nel 2017, con un aumento di 162 mila unità (+7,35%): i lavoratori slovacchi erano 2,1 milioni nel 2010, 2,2 milioni nel 2011, 2,2 milioni nel 2012, 2,1 milioni nel 2013, 2,2 milioni nel 2014, 2,2 milioni nel 2015, 2,2 milioni nel 2016. In Spagna, l’occupazione è passata da 19,9 milioni del 2009 a 19,5 milioni del 2017 con una discesa di 480mila unità (-2,40%): i lavoratori spagnoli erano 19,6 milioni nel 2010, 19,1 milioni nel 2011, 18,3 milioni nel 2012, 17,8 milioni nel 2013, 18,03 milioni nel 2014, 18,5 milioni nel 2015, 18,9 milioni nel 2016.
In termini percentuali, è l’Austria (+8,16%) il paese che ha fatto registrare il risultato migliore, seguito dalla Germania (+8,14%), dall’Irlanda (+7,90%), dalla Slovacchia (+7,35%), dal Belgio (+5,47%), dalla Francia (+3,78%), dai Paesi Bassi (+2,86%) e dall’Italia (+1,14%). Tra i paesi che hanno presentato un saldo negativo, il dato peggiore è quello della Grecia (-13,65%), seguito dai risultati di Portogallo (-2,55%) e Spagna (-2,40%). Nell’area euro l’occupazione è cresciuta del 3,14%.
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