“I dati della Uil diffusi oggi relativi ai posti di lavoro persi in 6 anni di crisi sono da allarme rosso: serve una cura shock per far ripartire l’economia e il governo di Matteo Renzi non può più perdere tempo: ora meno attenzione alle riforme istituzionali e più dedizione alle misure per la ripresa”. È il commento del presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, al rapporto della Uil sull’occupazione. Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, superano i 9 milioni di persone le persone in difficoltà in Italia. Ai “semplici” disoccupati vanno infatti aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Un’enorme “area di disagio”: ai 3,4 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (652mila persone) sia quelli a orario pieno (1,44 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (847mila), i collaboratori (368mila) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,5 milioni). Questo gruppo di persone occupate – ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute – ammonta complessivamente a 5,9 milioni di unità. Il totale del’area di disagio sociale, calcolata sulla base dei dati Istat, comprende dunque 9,39 milioni di persone.
Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,39 milioni di persone è relativo al primo trimestre del 2014 e complessivamente risulta in aumento dell’1,8% rispetto al primo trimestre del 2013, quando l’asticella si era fermata a 9,22 milioni di unità: in un anno quindi 198mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale.
Nel primo trimestre dello scorso anno i disoccupati erano in totale 3,27 milioni: 1,79 milioni di ex occupati, 647mila ex inattivi e 833mila in cerca di prima occupazione. A marzo 2014 i disoccupati risultano in aumento del 6,5% rispetto all’anno precedente (+212mila persone). In calo gli inattivi: -22mila unità (-3,4%) da 647mila a 625mila. In aumento di 107mila unità gli ex occupati da 1,79 milioni a 1,90 milioni (+6,0%). Salgono anche le persone in cerca di prima occupazione, in aumento di 127mila unità da 833mila a 960mila (+7,9%).
In lieve calo, invece, il dato degli occupati in difficoltà: erano 5,95 milioni a marzo 2013 e sono risultati 5,90 milioni a marzo scorso. Un apparente restrizione dell’area di difficoltà che, invece, rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana: anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione. E’ evidente infatti uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a quella dei disoccupati. I contratti a temine part time sono aumentati di mille unità da 651mila a 652mila (+0,2%), mentre i contratti a termine full time sono scesi di 67mila unità da 1,51 milioni a 1,44 milioni (-4,4%). Calano anche i contratti di collaborazione (-21mila unità) da 389mila a 368mila (-5,4%). Risultano invece in aumento sia i contratti a tempo indeterminato part time (+1,3%) da 2,56 milioni a 2,59 milioni (+33mila) sia gli autonomi part time (+1 ,2%) da 837mila a 847mila (+10mila).
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