Premi fiscali alle aziende che nel corso dell’anno non hanno avuto incidenti sul lavoro, con l’obiettivo di facilitare l’utilizzo del welfare aziendale per stimolare, fra le lavoratrici e i lavoratori, sistemi di assicurazione e protezione.
È la proposta lanciata da Unimpresa finalizzata a incentivare e premiare la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.
La proposta di Unimpresa mira a rendere dichiarata e visibile la volontà dell’imprenditore, o dell’azienda, di avviare il processo di cambiamento culturale della sicurezza e di garantirlo in costanza di tempo: a esempio si potrebbe agire sul Testo unico delle imposte sui redditi (articolo 51, comma 2), che elenca tassativamente le somme e i valori percepiti, in relazione al rapporto di lavoro dipendente, che, in tutto o in parte, sono esclusi dal reddito imponibile. Tale disposizione consentirebbe di individuare specifici servizi o prestazioni sulla sicurezza del lavoro, riconducibili nei cosiddetti piani di welfare aziendale ovvero servizi che il datore di lavoro potrebbe erogare per sostenerne il potere d’acquisto e per migliorare la qualità della vita personale e familiare dei propri dipendenti. Servizi e prestazioni che, per la loro funzione sussidiaria, non verrebbero considerati retribuzione e, quindi, non gravati da imposizione fiscale. Obiettivo, dunque, è premiare la cultura della sicurezza, nei luoghi di lavoro, attraverso il welfare aziendale.
«Porteremo all’attenzione del governo guidato da Giorgia Meloni una proposta che avevamo presentato nel 2021 e illustrato all’esecutivo di Mario Draghi. Nel nostro documento “La cultura della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, spieghiamo come spronare imprenditori e lavoratori, affinché, insieme, possano contribuire a elevare la qualità della vita di ciascuno, con il beneficio di un consistente risparmio economico per le casse dello Stato. Non bastano, insomma, reprimende e sanzioni penali, dobbiamo creare la cultura della protezione» spiega il consigliere nazionale di Unimpresa, Marco Pepe, che ha curato il documento con le proposte inviate al governo.
«Il concetto di prevenzione, sin dalle scuole elementari, prime istanze di sviluppo della coscienza civile di futuro uomo e di cittadino. Ma non basta. Deve crescere anche la consapevolezza di proteggersi, non come un’ulteriore attività durante le ore di lavoro, ma come normale costume di vita. L’igiene e la sicurezza sul luogo di lavoro, quindi, non vanno viste come un argomento aggiuntivo all’organizzazione del lavoro, ma come integrazione abitudinaria del processo produttivo. Non esiste la possibilità di acquistare la cultura della sicurezza, la questione va inquadrata nell’ambito di un forte e generale cambiamento culturale. Nei giorni scorsi, abbiamo assistito per l’ennesima volta, sgomenti, a un’altra strage sui luoghi di lavoro. Si resta muti dinanzi a questi spaventosi numeri. Persone-lavoratori che non tornano più a casa dopo aver salutato figli e coniugi. Unimpresa ha da tempo esposto la sua opinione sulle morti bianche: va bene la reprimenda, deve, però, entrare in gioco la cultura della protezione. Assicurarsi e proteggersi per tornare a casa non è un optional: deve diventare una consuetudine, una normale procedura» aggiunge Pepe.
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