Riunione dell’Osservatorio lavoro agile istituito dal Ministero del Lavoro che ha avviato, tra altro, un’indagine sull’utilizzo di questo strumento fra dipendenti e manager della Microsoft a livello globale. Il consigliere nazionale Pepe: «Siamo di fronte a un cambiamento culturale»
Lo smart working o lavoro agile è regolamentato in 26 contratti collettivi nazionali di lavoro e in 177 accordi aziendali. Lo segnala Unimpresa che ha partecipato alla riunione dell’Osservatorio lavoro agile al Ministero del Lavoro che, tra altro, ha avviato una indagine volta a valutare l’esperienza, in questo ambito, tra i dipendenti e i manager della Microsoft a livello globale. Dall’analisi dei contratti collettivi e dei contratti di secondo livello” emerge inoltre che il lavoro agile è configurato anche come metro di misura valutativo nel welfare aziendale e che gli argomenti principali connessi sono il diritto alla disconnessione, la privacy, l’orario di lavoro e la retribuzione. Secondo quanto emerso durante la riunione dell’Osservatorio, argomenti come orario di lavoro e retribuzione vanno definiti nell’ambito della contrattazione nazionale e aziendale, mentre i temi afferenti alla privacy sono già ampiamente regolamentati in ambito aziendale. Quanto al controllo da remoto del lavoratore, è stato ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento in relazione al rispetto della legge 300 del 1970 (articolo 4) e comunque l’Osservatorio si propone di predisporre un regolamento generale con indicazioni oggettive. «Il lavoro agile è prima di tutto un cambiamento culturale nel mondo del lavoro e, come spesso avviene, si verificano casi di aziende che spingono per l’utilizzo di tale strumento, mentre altre, invece, appaiono più riflessive e meno propense a sfruttare questa opzione. Una situazione tipicamente italiana, a “macchia di leopardo”. Da rilevare, inoltre che non di rado sono proprio le figure che ricoprono ruoli di responsabilità a rallentare l’introduzione e l’utilizzo di questo strumento lavoro. Quest’ultimo, interessante atteggiamento è dovuto spesso ad una perdita dei riferimenti tipici nell’ambito dell’organizzazione del lavoro. Nelle imprese più piccole, poi, il lavoro agile viene sfruttato per lo più come un mezzo per ridurre i costi e le spese vive, tra le quali le locazioni degli uffici, i servizi e altre spese correlate» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa e responsabile delle relazioni industriali, Marco Pepe, membro dell’Osservatorio lavoro agile. «L’osservatorio è un formidabile strumento di analisi poiché consente di monitorare gli effetti degli atteggiamenti mentali che i protagonisti del lavoro assumono dinanzi a un nuovo modo di organizzare il lavoro, seguendone l’evoluzione, tenendo conto della sempre maggiore diffusione di questo strumento in diversi paesi nel Mondo» aggiunge Pepe.
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