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Le Fake News. Come riconoscerle

di Federica Celani

Il termine inglese fake news indica articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o di creare scandalo attraverso i mezzi di informazione (Wikipedia)

In special modo, il termine ‘fake’ individua un concetto un po’ più complesso della nozione di notizia falsa, in quanto rappresenta anche una manipolazione di una notizia vera, presentandola in modo artefatto.

Le fake news rappresentano la contraffazione di notizie (dalla distorsione manipolativa dei fatti alla disinformazione totale), che viene creata ignorando completamente le norme editoriali, le regole, i processi adottati nei media per garantire la conformità e verificabilità, e che non può resistere a nessun controllo, anche superficiale, sulla conformità e la realtà, ma nonostante tutto ciò ha un potente effetto sulla coscienza di un gran numero di persone. Più brevemente si tratta di semplici “bufale” che vengono create ad hoc, per screditare un personaggio pubblico o manipolare la verità dei fatti di un evento.

La circolazione del contenuto fake è particolarmente diffuso sulle principali piattaforme online come Facebook, dove proliferano account contenenti informazioni false e tendenziose.

Nell’era dell’informazione digitale sta crescendo sempre più il dibattito sulle notizie false che, grazie anche al passaparola delle reti amicali e sociali, riescono facilmente a essere interpretate come veritiere, senza verifiche ulteriori. Il problema della fake news non può quindi essere ridotto a un problema delle piattaforme di social networking, ma riguarda l’intero sistema della informazione, in un mondo in cui i tempi e i luoghi della fruizione sono sempre più veloci, e poco inquadrabili nelle classiche matrici delle programmazioni o dei modelli.

La Finlandia ha inserito l’alfabetizzazione alle notizie e l’insegnamento al pensiero critico nel piano scolastico nazionale nel 2016 ed è un ottimo esempio di come un Governo può agire, se vuole combattere contro la diffusione di notizie false, senza ricorrere a controverse leggi “anti fake news”. L’arma più potente nelle mani della politica è l’educazione e la formazione pubblica, sin dalla scuola primaria.

Come riconoscere una Fake news? (Riferimento: “Free from Fake” Donegani M., Donegani G. – Biomedia Editore)

Di solito le fakes si basano su concetti semplici, comprensibili e che non consentono di replicare in nessun modo; lasciano basiti i lettori, indicando il colpevole, che spesso coincide con multinazionali o gruppi internazionali.

Generalmente la “fake” propone anche una soluzione per “salvarci dal pericolo imminente”, indirizzando chi le legge a comportamenti o acquisti che direttamente o meno favoriscono i creatori della “bufala”.

Le fakes news spesso sostengono il concetto che proviene, ad esempio, da una delle tante associazioni o da piccole e misconosciute strutture di ricerca non accreditate che producono, senza il dovuto rigore scientifico, dati criticabili e non riconosciuti dalla comunità dei ricercatori.

La “bufala”, per funzionare e diffondersi rapidamente, richiede che sia costantemente ripetuta. Sui social media questo effetto avviene con le condivisioni o l’uso delle approvazioni virtuali che rendono la “bufala” sempre più radicata tra i lettori.

Vengono creati, sui social media, anche dei gruppi, in cui sono iscritti numerosi utenti, che fanno proselitismo tra i vari amici e tra altri gruppi.

La virtualizzazione della nostra vita sociale ha prodotto certamente, innumerevoli vantaggi che generano una qualità dei rapporti interpersonali e un controllo delle fonti d’informazione sicuramente inferiore rispetto a pochi anni fa.

Avere stravolto il principio fondamentale dell’informazione, per cui al fatto è anteposto il commento, fa sì che la notizia non possa mai creare dubbi, perché è “figlia della bufala di partenza”.

Le scarse conoscenze specie in alcuni settori e l’affidare alla rete qualsiasi dubbio è il migliore terreno per creare una fake news, per alimentarla con forza e costanza, per indirizzare i lettori, verso degli obiettivi vantaggiosi solo per chi crea queste false notizie. 

Come smontare una fake news

Claire Wardle, direttrice di First Draft, una associazione non-profit dedicata alle sfide che l’era digitale pone in termini di fiducia e veridicità, ha pubblicato una guida sul ‘disordine informativo’ intitolata “Understanding information disorder”. 

Sulla base di questa guida, si può, facilmente individuare una presunta “bufala”.

Claire Wardle suggerisce di individuare una “notizia” che non sembra convincente; selezionata la presunta fake news, basta seguire un percorso in alcune tappe, che consentirà di produrre un’analisi finale della notizia, dimostrandone – con dati, fatti e argomenti – la falsità o inaccuratezza.

È il processo seguito dai “verificatori delle notizie”, cioè i fact-checker.

L’obiettivo è quello di imparare a padroneggiare gli strumenti di base del fact-checking, per rafforzare lo spirito critico. Ecco, quindi, i passi da seguire:

1. Gli autori

La prima verifica da fare è capire chi sia l’autore del testo, del post o del video in questione. Nel caso di un sito internet, verificare l’Url, cioè l’indirizzo: potrebbe essere molto simile al nome di una testata qualificata, traendo così in inganno il lettore disattento. Oppure potrebbe trattarsi di un sito presente all’interno delle black list stilate da fact-checker e debunker riconosciuti (in Italia, ad esempio, è piuttosto aggiornata la “lista nera” di Butac). A seguire, è necessario informarsi sul sito stesso: i servizi gratuiti “whois” consentono di reperire informazioni fondamentali sulla persona cui il sito è intestato, ed è bene non dimenticare mai di dare un’occhiata alla sezione “chi siamo” (se mancano indicazioni sui referenti, siamo di fronte a un indizio abbastanza chiaro di “bufala” o comunque di scarsa affidabilità). È anche utile conoscere da quanto tempo sia attivo il sito o la pagina di riferimento, per comprendere se sia stato creato in modo strumentale per diffondere disinformazione relativa a un evento di attualità ben preciso.

Se ci troviamo di fronte a un tweet o a un post su Facebook, è utile controllare – nel caso di personalità pubbliche, giornalisti e simili – se l’account è “verificato”, cioè se compare la “spunta” con bollino blu o grigio che ne comprova l’autenticità. Questa modalità e senz’altro utile nel caso di una presunta “bufala” che riguarda un personaggio noto e venga diffusa, ad esempio, da un sito che si spaccia come ufficiale (ma non lo è).

2. Dati e fonti

Se un post fornisce dati, cifre e in generale contenuti fattuali intorno a cui si costruisce un’informazione, dovrebbe essere cura dell’autore, fornire i riferimenti necessari per verificarne l’accuratezza. Nel caso di un articolo online, sarebbe utile che venisse fornito anche i link per una verifica diretta dei dati stessi.

In molti casi, le fake news utilizzano dati e numeri in maniera ingannevole, decontestualizzandoli, distorcendoli ad uso e consumo della storia “falsa” che vogliono riportare. 

È necessario, pertanto, analizzare gli elementi di una notizia tentando di risalire alle fonti primarie dell’informazione. A volte è sufficiente un lavoro di indagine online, sui siti di centri di ricerca, istituzioni, ong.

3. Le immagini

Una notizia è destinata a passare quasi inosservata, se non viene arricchita da una foto o da un video. Di conseguenza, uno degli stratagemmi più diffusi da coloro che si inventano Fake è quella di utilizzare uno scatto particolarmente coinvolgente, per ridurre le difese anti-fake di chi guarda o legge. Per ottenere ciò, spesso le immagini vengono utilizzate in modo artefatto, discutibile e forzoso. Si va dal riutilizzo decontestualizzato, al ripescaggio di fotografie realizzate sul medesimo argomento in eventi passati, alle modifiche ed alterazioni dell’immagine stessa.

L’immagine può essere verificata attraverso Google Images, che aiuta a scoprire i casi più grossolani, verificando dove e in che contesto la stessa immagine (o un’immagine affine) sia già stata utilizzata, e se il suo utilizzo errato sia già stato smascherato da altri fact-checkers. Un altro sito di riferimento, che fornisce strumenti più approfonditi è TinEye. Infine con Fotoforensics è possibile imparare ad analizzare le modifiche subite da un’immagine e le alterazioni dell’originale. 

4. Il contesto

Una fake news si realizza anche decontestualizzando un’informazione di per sé veritiera. È quindi fondamentale saper leggere una notizia inserendola nel suo contesto di riferimento. Se i dati sono rimestati alle opinioni, è necessario effettuare una distinzione (destrutturando il testo o le immagini, e categorizzandone gli elementi) per valutare se non sia stata operata una esagerazione della notizia.

La titolazione, il montaggio, gli elementi di contorno fanno parte dell’indagine e sono elementi da non trascurare nella valutazione complessiva.

È sempre bene ricordare che molta disinformazione non cade necessariamente nella categoria “notizie false”, bensì in una zona grigia dove la verità e la realtà si mescolano alla esagerazione e alla strumentalizzazione. 

La categorizzazione elaborata da Claire Wardle è uno strumento utile per valutare la notizia sia dal punto di vista della tipologia di contenuti, che della motivazione con cui sono stati prodotti e diffusi. 

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