DAL PICCO DI 337 MILIARDI DEL 2015 I PRESTITI MALATI SONO STATI RIDOTTI DELL’85%
Dal 2015 al 2024 si osserva una significativa riduzione delle sofferenze bancarie, fenomeno che è la conseguenza di una progressiva pulizia dei bilanci degli istituti di credito italiani. Nel dicembre 2015, il totale delle sofferenze bancarie si attestava a 337,1 miliardi di euro. Da quel momento, il calo è stato costante, fino a raggiungere 50,2 miliardi a dicembre 2023, con un leggero rimbalzo a 52,4 miliardi a giugno 2024, segnando un aumento di 2,2 miliardi di euro nel primo semestre del 2024 (+4,4%). Tale andamento positivo nel lungo periodo evidenzia un miglioramento complessivo della qualità del credito, anche se l’incremento recente richiede attenzione per identificare eventuali segnali di criticità.
È quanto emerso da un report del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale nel periodo complessivo 2024-2015, il totale delle sofferenze è diminuito di 284,7 miliardi di euro, pari a un calo dell’84,5%. Considerando invece il periodo 2024-2019, la riduzione è stata di 81,3 miliardi di euro, con una flessione del 60,8%.
L’analisi del Centro studi di Unimpresa, basata su statistiche della Banca d’Italia, prende in considerazione il credito ammalorato delle banche nella sua triplice ripartizione: le sofferenze nette, cioè quelle col maggior grado di rischio perdita; le inadempienze probabili, che si collocano in una fascia media; i finanziamenti scaduti che rappresentano, invece, la fetta con maggior probabilità di tornare in bonis.
Più nel dettaglio, analizzando i dati, nel 2015 il credito ammalorato delle banche valeva, complessivamente, 337,1 miliardi: le sofferenze nette ammontavano a 198,8 miliardi di euro, mentre le inadempienze probabili erano pari a 124,5 miliardi e i finanziamenti scaduti o sconfinanti deteriorati raggiungevano i 13,8 miliardi. Nel 2016, il totale complessivo è sceso a 320,9 miliardi, con le sofferenze a 198,6 miliardi, le inadempienze probabili a 114,8 miliardi e i finanziamenti scaduti a 7,5 miliardi. Il 2017 ha visto una discesa significativa a 261,4 miliardi totali, con le sofferenze ridotte a 164,3 miliardi, inadempienze a 92,2 miliardi e finanziamenti scaduti a 4,8 miliardi. Nel 2018 il totale è calato ulteriormente a 178,0 miliardi, con le sofferenze a 96,9 miliardi, le inadempienze a 77,2 miliardi e i finanziamenti scaduti a 3,9 miliardi. Nel 2019, il totale si è attestato a 133,7 miliardi, con le sofferenze pari a 69,8 miliardi, le inadempienze a 59,9 miliardi e i finanziamenti scaduti a 4,1 miliardi. Nel 2020, nonostante il Covid, il totale è sceso a 97,0 miliardi, con le sofferenze a 46,5 miliardi, le inadempienze a 47,4 miliardi e i finanziamenti scaduti a 3,1 miliardi. Nel 2021 si è registrato un ulteriore miglioramento a 76,2 miliardi totali, con le sofferenze ridotte a 33,1 miliardi, le inadempienze a 39,7 miliardi e i finanziamenti scaduti a 3,4 miliardi. Il 2022 ha visto un calo a 55,7 miliardi totali, con sofferenze a 21,0 miliardi, le inadempienze a 31,1 miliardi e i finanziamenti scaduti a 3,6 miliardi. Nel 2023, il totale ha raggiunto il livello minimo del periodo a 50,2 miliardi, con le sofferenze pari a 18,5 miliardi, le inadempienze a 27,6 miliardi e i finanziamenti scaduti a 4,1 miliardi. Tuttavia, nel primo semestre del 2024, c’è stato un lieve aumento del totale del credito ammalorato a 52,4 miliardi, con le sofferenze a 19,1 miliardi, inadempienze a 27,9 miliardi e i finanziamenti scaduti a 5,4 miliardi.
GUERRE E INCERTEZZA ECONOMICA MINACCIANO LA QUALITÀ DEL CREDITO
L’evoluzione complessiva mostra una riduzione drastica del peso delle sofferenze bancarie sui bilanci, ma richiede un monitoraggio continuo per consolidare i risultati ottenuti. Tuttavia, esistono diversi fattori macroeconomici e congiunturali, sia a livello interno sia internazionale, che potrebbero innescare un’inversione di tendenza, rendendo necessaria una vigilanza ancora più stringente.
Sul piano internazionale, l’attuale contesto di incertezza geopolitica, caratterizzato da conflitti come quello tra Russia e Ucraina e le tensioni in Medio Oriente, corre il rischio di accentuare l’instabilità economica globale, con effetti negativi su crescita, commercio e inflazione. A questo si aggiungono i segnali di rallentamento economico in diverse aree del mondo, tra cui la Cina, che potrebbero influenzare negativamente l’export delle imprese italiane e, di conseguenza, la loro capacità di far fronte agli impegni finanziari.
Sul fronte interno, il quadro è ulteriormente complicato dall’elevato livello del debito pubblico e dalla possibilità di un rallentamento della crescita economica, che potrebbe ridurre la redditività delle imprese e comprimere la capacità di spesa delle famiglie. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca centrale europea negli ultimi anni (poi ridotti nel corso del 2024 fino all’attuale 3%), anche se mirato a contrastare l’inflazione, ha inevitabilmente reso più costoso l’accesso al credito per imprese e famiglie, aumentando il rischio di insolvenza per alcune categorie di debitori.
SPADAFORA: “RISCHI DI NUOVI AUMENTI DI SOFFERENZE”
“Sebbene recentemente siano emerse ipotesi di un possibile rallentamento nella politica di rialzo dei tassi, la Bce ha correttamente richiamato alla prudenza. Questo approccio si fonda sulla consapevolezza che i bilanci bancari, nonostante il miglioramento degli ultimi anni, rimangono esposti a potenziali shock derivanti dall’inasprimento delle condizioni finanziarie. Infatti, un aumento improvviso dei default potrebbe compromettere i progressi fatti, portando a un nuovo incremento delle sofferenze. Le difficoltà legate al rallentamento dell’economia, la fragilità del mercato immobiliare in alcuni settori e le incertezze occupazionali costituiscono altri elementi di rischio. È evidente, quindi, che mantenere sotto controllo la qualità del credito e adottare un approccio prudenziale nella concessione di nuovi finanziamenti restano priorità assolute per il sistema bancario. Solo con un monitoraggio attento e con politiche di gestione del rischio adeguate sarà possibile evitare che l’attuale fase di miglioramento lasci spazio a una nuova crisi di sofferenze bancarie” commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.
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