Purtroppo dobbiamo rilevare come le preoccupazioni espresse nelle settimane scorse con riferimento alle disposizioni contenute nel decreto liberalizzazioni si sono materializzate con il via libera all’emendamento 62.100. La modifica accolta non solo rinvia di sette mesi l’obbligo del contratto scritto per la cessione di beni agricoli e alimentari, ma fa decorrere i 30 giorni di termine per il pagamento dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura, anziché dal giorno di ricevimento dei prodotti come prima previsto. A questo aggiungiamo che, se i fornitori ad avere l’onere della prova del ricevimento della fattura da parte del cliente con conseguente scadenza condizionata al ricevimento, ne vedremo delle belle ed i tempi di pagamento nella migliore delle ipotesi si triplicheranno.
La disposizione modificata con l’approvazione dell’emendamento risulta perfino peggiorativa rispetto alla precedente norma che prevedeva, per la cessione di prodotti alimentari deteriorabili, che il pagamento del corrispettivo dovesse essere effettuato entro il termine legale di sessanta giorni dalla consegna o dal ritiro dei prodotti medesimi.
In sostanza quello che poteva essere il primo concreto provvedimento per contenere lo strapotere della grande distribuzione nei confronti degli agricoltori, si è trasformato, con evidenti cambiamenti proposti e accolti su pressione della lobby della GDO, in un favore alla distribuzione organizzata.
UNIMPRESA ribadisce il proprio apprezzamento al Ministro Mario Catania per la proposta avanzata e, purtroppo, manifesta la propria delusione per l’operato delle forze parlamentari che hanno provocato questo dannoso passo indietro.
Emilio Ferrara, segretario generale Unimpresa Agricoltura
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