del Dott. Pier Giorgio Gabriele
Nell’esercizio del supporto psicologico, della psicoterapia, ed anche nella normale comunicazione con l’altro, l’ascolto assume il valore di elemento complementare all’espressione umana. A volte siamo dimentichi di quanto questa relazione sia in questo modo complementare: nessuna espressione prende senso compiuto difatti se dall’altra parte manca un soggetto interlocutore capace di rendersi partecipe di ascolto.
E’ stato proprio nel periodo della difficoltà maggiore come quello che stiamo attraversando con l’emergenza della pandemia, che la professionalità psicologica assume un valore che può essere dirimente attraverso proprio la pratica dell’ascolto. L’emergenza in se’ è data dai media, dagli organi preposti al controllo dell’ordine sociale quali appunto le forze dell’ordine e dall’amministrazione politica del nostro paese come notizia evento primario che deve dominare per importanza e senso tutto il resto dell’informazione. Il risultato di tutta questa “sovra informazione” e del fatto che sia ripetitiva e ridondante, è proprio quello che a livello gestaltico chiameremmo effetto figura sfondo, in uno scenario nel quale la figura preminente è il Covid 19 e lo sfondo, tutto il resto, comprese le altre patologie, gli altri argomenti di carattere più diversificato che fino all’inizio di questa emergenza era possibile considerare.
Il disagio mentale che assume diverse forme è il trionfo dell’assenza di ascolto, di un riferimento nella relazione sociale che sia in grado di prendere e comprendere la realtà dell’altro. Questo ascolto al quale siamo tutti così profondamente disabituati in virtu’ della selezione delle informazioni, di ciò e solo di ciò che in una conversazione c’interessa. Questa selezione sul senso, sempre orientato a ciò che nelle nostre aspettative soddisfa le nostre esigenze particolari, impedisce all’altro di esprimersi, di portare alla luce fuori di se’ l’oggetto scelto della sua comunicazione.
Uno degli strumenti della professione psicologica, ovvero l’ascolto attivo, ci mette nelle condizioni di poter meglio indagare l’altro attraverso la gestione del feedback nella comunicazione, di ciò che noi quindi andiamo a rimandare al nostro interlocutore, nonché con il porre domande aperte che possano creare un clima di agio nel quale la persona ascoltata non si trovi più di fronte ad un alternativa dicotomica del tipo si – no , bianco – nero , uno – due, ma abbia di fronte a se’ un campo nel quale poter prendere le mosse liberamente. Quando invece andiamo a calare questa capacità di ascolto al mondo dell’impresa e delle aziende, è opportuno che come professionisti ci si renda conto di come ci si confronta sempre e comunque con persone, rappresentanti sì di realtà complesse e fortemente normate, ma come per comprendere un oggetto attraverso l’ascolto di chi ce lo pone e descrive, sia fondamentale primariamente comprendere, anche emotivamente, il soggetto portatore di interesse al nostro ascolto. La comunicazione soggettiva, per quanto caratterizzata sull’oggetto è sempre permeata dall’incidenza di un livello di emotività. E’compito di chi ascolta comprenderla ed operare un’opera di sospensione emozionale che ne lasci quindi emergere l’oggetto arricchito con i colori dell’emozione.
Nel momento in cui ci confrontiamo con la pratica dell’ascolto, quale è l’oggetto della nostra pratica? Vediamo come il nostro ascoltare è sì entrare sul piano del discorso verbale, costituito questo da un testo a volte polisemico ovvero che si presta a diverse interpretazioni. Le parole, i lemmi, hanno un senso che viene culturalmente convenuto. Ben presto ci accorgiamo come questo senso convenzionale sia spesso insufficiente a disambiguare la comunicazione dell’altro, come attraverso l’esercizio della nostra capacità di ricezione e della nostra sensibilità sia necessario porre attenzione altresì al livello non verbale della comunicazione posta in essere dall’altro. La comunicazione non verbale è costituita da tanti aspetti che possiamo ritrovare insiti nella postura del soggetto, che sovente ci apre la via dell’interesse della persona verso di noi, se sia proteso o meno, interessato incuriosito o disinteressato, nella respirazione affannosa o tranquilla, nella stabilità muscolare o nel tremolio, nel pallore o nel rossore della cute, nella dinamica del soggetto stesso, si muove, si alza cammina, oppure è presente nello stesso luogo della comunicazione in modo costante.
È necessario sempre più considerare e fare un riferimento al luogo dell’ascolto. Quando vengono per diverse motivazioni a mancare i presupposti per una comunicazione ed un ascolto in presenza, spesso ci si rivolge per sopperire a questa carenza ad un ambiente virtuale e digitale. Vediamo come si a necessario in questo caso riparametrarsi e ovviamente dare preminenza ai sensi della vista e dell’udito. Diversi aspetti che ci sarebbe facile percepire in diretta relazione ed in presenza, in questo campo sono sfuggevoli per via dei limiti imposti dal mezzo informatico, credo quindi sia necessario tenerne conto nel momento in cui si sceglie o si è costretti ad avvalersi di questa tecnologia, che d’altra parte come risorsa apre la strada ad una comunicazione multicanale in grado di abbattere le barriere fisiche, quindi apportando un grande vantaggio nel momento in cui si necessita di simultaneità e rapidità nella comunicazione. È evidente come sia affidata agli interlocutori la necessità di conservare una curiosità tale da rendere questa dinamica compartecipata ed adeguata a disambiguare ciò può restare opalescente, poco chiaro.
Dott. Pier Giorgio Gabriele
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