La popolazione italiana è tra le più longeve del mondo. Ma per molti anziani, superati i 75 – 80 anni, disabili e senza mezzi economici sufficienti per pagarsi l’assistenza, gli ultimi anni di vita possono diventare drammaticamente amari. Anche se la nostra Costituzione prevede che ogni cittadino “inabile” ha diritto all’assistenza da parte di organismi e istituzioni, integrati dallo Stato, molto spesso le persone vengono abbandonate e ignorate come inutili e scomodi pesi sociali.
L’INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale) è il più importante Istituto che dovrebbe provvedere all’assistenza delle persone anziane disabili. Purtroppo questo Istituto ha finito il denaro, è indebitato ed a stento riesce a mantenere se stesso ed a pagare stipendi, pensioni e liquidazioni (spesso d’oro) a migliaia di propri dipendenti.
Da qualche tempo, l’INPS si trova nella bufera a causa anche della babele burocratica che imperversa nel nostro “Bel Paese”.
In tale situazione la vita delle persone anziane e disabili diventa molto spesso un vero e proprio calvario anche nella nostra “civilissima” Italia.
Si vocifera che adesso il “Patrio Governo” voglia risolvere il problema alla radice emanando una legge sulla eutanasia: non si hanno notizie a quale età si ha il “privilegio” di essere rispediti al creatore, comunque è certo che non ci saranno discriminazioni tra uomini e donne anche se madre natura ha stabilito una vita più lunga per il “gentil sesso”.
E’ documentabile che all’INPS “si prende tempo” per decidere se e quando concedere il diritto all’indennità di accompagnamento alle persone anziane disabili.
Occorre la visita di una commissione di medici per riconoscere una persona invalida al 100% ma quando ciò avviene l’INPS a volte attende di essere condannato da un tribunale per erogare l’indennità di “accompagno” dopo mesi e mesi dalla sentenza.
Alcuni “malpensanti” dicono che ciò fa parte della “tattica” dell’Ente, perché, se la persona è anziana e disabile nel frattempo muore (come è presumibile che avvenga) ed il denaro non erogato all’avente diritto viene incamerato dall’Ente e la pratica viene archiviata.
Nel caso in cui si fa avanti qualche erede (cosa non molto probabile specie se la persona viveva sola) l’importo spettante alla persona deceduta viene decurtato delle tasse e versato all’erede dopo molto tempo e senza interessi.
Come si può avere fiducia nella politica di uno Stato che tratta i cittadini disabili che chiedono aiuto in modo così barbaro e disumano?
Bruno Latella
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