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Malattie croniche e spesa sanitaria: ogni dieci euro di spesa sanitaria, otto sono impegnati per le malattie croniche.

di Marco Massarenti, Consigliere nazionale Unimpresa Sanità e Welfare

Secondo il 16mo Rapporto Osservasalute 2018  le condizione di salute degli italiani si mantengono buone in termini di sopravvivenza, ma non migliorano le condizioni patologiche per le quali è forte il ruolo della prevenzione e degli stili di vita. In particolare, andamenti non positivi si riscontrano per alcune patologie tumorali causate dalle abitudini al fumo, dalla condizione di obesità e dalla scarsa adesione ai programmi di screening; ciò sta a dire che in Italia si vive più a lungo, ma non è migliorata la qualità della vita.

Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Sono malattie che si sviluppano in età giovanile, ma che richiedono anni prima di manifestarsi clinicamente.

Gli italiani hanno un’aspettativa di vita tra le più alte al mondo ma se vengono presi in considerazione gli anni in cui si vive in piena salute, l’Italia scivola all’ottavo posto. Troppe sono le patologie croniche in costante aumento nel nostro Paese. A dare le cifre è l’Istituto Superiore di Sanità. Secondo gli ultimi dati relativi al biennio 2020-2021, sei anziani su 10 sono colpiti da una malattia cronica e uno su quattro ne ha due o più.

Alla base delle principali malattie croniche ci sono fattori di rischio che sono responsabili della maggior parte dei decessi in tutto il mondo, come alimentazione inadeguata, abuso di alcol, mancanza di attività fisica, consumo di tabacco e possono causare ipertensione, eccesso di colesterolo, glicemia elevata, obesità; altri fattori sono correlati all’età e alla predisposizione genetica. Le malattie croniche, però, sono legate anche a determinanti che trascinano gli aspetti sociali, economici e culturali: la globalizzazione, l’urbanizzazione, l’invecchiamento progressivo della popolazione, la povertà e le politiche ambientali.

La cronicità infatti, non colpisce tutti allo stesso modo: si confermano le diseguaglianze di genere, territoriali, culturali e socio economiche tant’è che il quadro sull’aspetto inveterato ha nel nostro Paese una spiccata connotazione sociale. Forti le differenze regionali e locali oltre che le differenze legate al titolo di studio e alla professione svolta; tutte condizioni che hanno un impatto importante sulla qualità e sull’attesa di vita della popolazione.

Altro aspetto da non trascurare è che le malattie croniche determinano la quota preponderante del carico di morti premature e spesso sono invalidanti.

Tali malattie interessano tutte le fasi della vita, anche se quelli più colpiti sono gli anziani (soffre di malattie croniche oltre l’85% degli ultra 75enni) e le donne dopo i 55 anni.

Sono 24 milioni gli italiani con una patologia cronica (le più frequenti sono ipertensione, artrite/artrosi e malattie allergiche). Le più diffuse sono le malattie cardiovascolari (maggiore causa di morte) che colpiscono il 28% di chi va oltre i 65 anni, seguite da quelle respiratorie, diabete, tumore e patologie epatiche. Anche le malattie legate all’udito e alla vista sono presenti rispettivamente per il 9% e il 15% negli anziani.

È importante quindi migliorare le conoscenze sui fattori di rischio che portano allo sviluppo di malattie croniche, così come sulle possibili strategie e programmi per la prevenzione e trattamento di queste condizioni allo scopo di garantire maggiore salute alla popolazione.

L’area della cronicità in progressiva crescita comporta un notevole impegno di risorse che richiede assistenza per periodi di lunga durata oltre che un’integrazione dei servizi sanitari con quelli sociali. Necessita inoltre, di servizi residenziali e territoriali finora non sufficientemente sviluppati nel nostro Paese.

Secondo i coordinatori dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, l’elevata cronicità è un tratto distintivo dei Paesi a sviluppo economico avanzato ed è allo stesso tempo un elemento di criticità per i sistemi sanitari con incremento della spesa sanitaria che sfiora i 67 miliardi di Euro.

Nel 2018 le malattie croniche hanno interessato quasi il 40% della popolazione, cioè 24 milioni di italiani dei quali 12,5 milioni hanno multi-cronicità. Le proiezioni della cronicità indicano che nel 2028, il numero di malati cronici salirà a 25 milioni, mentre i multi-cronici saranno 14 milioni.

Questi due dati, la diffusione delle malattie croniche e l’invecchiamento della popolazione, producono una situazione di grave difficoltà per il Servizio Sanitario Nazionale, che deve affrontare costi sempre più ingenti se si considera che attualmente nel nostro Paese si spendono, complessivamente, circa 66,7 miliardi per la cronicità.

Sostenibilità della spesa sanitaria ed equità sono le sfide che il Servizio Sanitario Nazionale deve affrontare al più presto.

Questo rilievo della cronicità mette a rischio il sistema di tutela statale del nostro Paese che non è adeguato al nuovo bisogno di salute della popolazione.

Risolvere il problema legato alle patologie croniche e porre misure adattabili rappresenta una sfida molto importante. La direzione verso cui si dovrebbe tendere passa, inevitabilmente per i diversi componenti che esse sfiorano.

Coloro che sono affetti, nell’attesa di riconoscere nel progresso scientifico la possibilità di frenare l’evoluzione della malattia, fanno fatica ad assumere un ruolo più cosciente ed attivo nella prevenzione e nella tutela quotidiana peggiorandone la condizione di salute; il modello di medicina dovrebbe ruotare su un approccio basato sulla valutazione multidimensionale al fine di individuare un valido progetto di cura, ricerca e prevenzione sostenendo così anche l’area legata al welfare, messa a dura prova dall’invecchiamento della popolazione comportando un impegno crescente di risorse sanitarie, sociali ed economiche; si dovrebbe propendere verso il potenziamento dei servizi extra ospedalieri, ossia dalla cosiddetta “primary care”.

Dato il lungo decorso, è vero che sono queste, malattie che richiedono un’assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità di prevenzione che spesso si disattendono. Fra questi, i vaccini e gli screening che permettono di individuare queste malattie nelle fasi precoci. Più prevenzione sta a significare non solo ridotta spesa sanitaria ma condizioni di vita in salute.

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