«Le ridotte risorse finanziarie a disposizione del governo per mettere a punto la prossima manovra sui conti pubblici italiano vanno concentrate per ridurre il cuneo fiscale. Questa legge di bilancio rappresenta uno spartiacque per capire la direzione politica dell’Italia. A nostro avviso, come sottolineiamo da tempo, appare indispensabile, in particolare per quanto riguarda le aziende più piccole, avviare un serio e concreto percorso che porti a una riduzione drastica del peso delle tasse. Si tratta di una scelta indifferibile da parte del governo e pure della maggioranza, considerando un contesto macroeconomico ancora incerto, fortemente condizionato dall’incertezza sulle prossime decisioni di politica monetaria da parte della Bce». Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «In questo contesto, è auspicabile che le micro, piccole imprese italiane siano messe in condizione di poter investire, creando nuova occupazione, e quindi di poter dare un fondamentale contributo alla crescita economica del Paese» aggiunge il presidente di Unimpresa.
Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa, il totale delle entrate nel 2023 sarà pari a 986,1 miliardi mentre nel 2024 supereranno per la prima volta la soglia dei mille miliardi (1.002,8 miliardi): prendendo in considerazione questi due valori, la pressione fiscale reale si attesta al 48,9% e al 47,7% del prodotto interno lordo che, nei due anni in esame, sarà pari a 2.018,1 miliardi e 2.102.8 miliardi. Nei suoi calcoli, invece, il Def “taglia” dalla base di calcolo la voce del bilancio pubblico “altre entrate correnti” (88,1 miliardi l’anno), ottenendo, in questo modo, una percentuale meno alta di tasse pagate rispetto al pil. Analogo discorso vale per gli anni successivi, con la pressione fiscale “vera” sempre più alta ai dati ufficiali: 47,6% nel 2025 (42,9% nel Def) e 47,1% nel 2026 contro il 42,7% “dichiarato” dal governo. Nel 2025 e nel 2024 il gettito totale si attesterà a 1.035,3 miliardi e 1.055,1 miliardi restando, quindi, stabilmente oltre la soglia dei mille miliardi. Complessivamente, tra il 2023 e il 2026 si registrerà un aumento del gettito di 123,6 miliardi rispetto al 2022 (+13,3%). Anche la spesa dello Stato è destinata a salire nei prossimi anni, nonostante alla fine del 2023 si registrerà una lieve diminuzione rispetto allo scorso anno (1.074,1 miliardi contro 1.083,3 miliardi): nei prossimi tre anni, dalle casse dello Stato usciranno 1.076,8 miliardi, 1.101,4 miliardi e 1.111,9 miliardi. In totale, tra il 2023 e il 2026, rispetto al 2022, ci saranno uscite aggiuntive per 28,5 miliardi (+2,6%). A pesare sulla crescita sarà la spesa corrente, per quale non è mai stato fatto abbastanza in termini di “sforbiciate”, destinata a crescere di 76,2 miliardi (+8,1%), mentre gli investimenti pubblici si assottiglieranno di 47,6 miliardi (-32,9%).
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