«L’impianto della legge di bilancio è orientato al compromesso tra vincoli dell’Unione europea e necessità sul versante del consenso interno. Da un lato, c’è la volontà, con questa manovra sui conti pubblici, di consolidare le finanze pubbliche e mantenere buoni rapporti con le istituzioni europee, dall’altro ci sono misure che cercano di rispondere alle esigenze di famiglie, lavoratori e imprese. Tuttavia, l’impatto complessivo delle misure potrebbe essere limitato, soprattutto in termini di crescita economica e sviluppo strutturale. Politicamente, il governo di Giorgia Meloni cerca di bilanciare consenso interno e stabilità esterna, ma corre il rischio di non ottenere risultati eclatanti in nessuno dei due ambiti».
Lo dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «Questo approccio sembra coerente con le riforme europee sul Patto di stabilità e Crescita, che impongono un controllo più rigoroso sulle spese. Politicamente, si tratta di un messaggio rassicurante per i mercati e le istituzioni europee, ma rischia di risultare poco ambizioso sul fronte della crescita economica, che potrebbe restare moderata in assenza di stimoli significativi» aggiunge Ferrara.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, la manovra di bilancio per il 2025 predisposta dal governo italiano prevede interventi per un totale di 29,7 miliardi di euro. Tuttavia, le coperture finora individuate ammontano a 20,8 miliardi, il che lascia un disavanzo di 8,9 miliardi, destinato a tradursi in nuovo debito pubblico.
È intenzione dell’esecutivo, dunque, di finanziare parte della manovra tramite l’aumento dell’indebitamento netto per quasi 9 miliardi, confermando la linea espansiva della politica fiscale per il prossimo anno.
Più nel dettaglio, secondo gli analisti di Unimpresa, le voci di intervento che compongono la manovra del 2025 abbracciano diversi ambiti.
La misura più rilevante riguarda la proroga della riforma Irpef e altre misure di riduzione del carico fiscale sul lavoro, per un totale di 17,4 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta oltre la metà del valore complessivo della manovra e si basa principalmente su due elementi: la riduzione degli scaglioni Irpef e il taglio delle aliquote contributive. Questi interventi mirano a rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie e incentivare il mercato del lavoro, promuovendo al contempo la competitività delle imprese.
Un’altra voce di spesa significativa è il rinnovo dei contratti del settore pubblico, per cui è previsto uno stanziamento di 700 milioni di euro. Questo importo riflette l’impegno del governo a garantire aumenti salariali e migliori condizioni lavorative per i dipendenti statali, un passo fondamentale per mantenere la pace sociale in un periodo di inflazione elevata e di pressioni sui costi della vita.
Il capitolo relativo a sicurezza, emergenze e protezione civile ammonta a 2,2 miliardi di euro. Questa somma include il rifinanziamento delle missioni di pace, le operazioni per il mantenimento dell’ordine pubblico, come il programma “Strade sicure”, e il potenziamento delle risorse destinate alla gestione delle emergenze nazionali. L’attenzione alla sicurezza, anche in ottica di protezione civile, rimane una priorità per il governo, considerato il rischio di calamità naturali e l’attuale contesto geopolitico incerto.
Le politiche per la famiglia e la spesa sociale valgono complessivamente 1,8 miliardi di euro. Questi fondi sono destinati a misure di sostegno per le famiglie in difficoltà, tra cui l’ampliamento della carta “Dedicata a te”, risorse per i nuovi nati, e l’incremento delle risorse per il bonus asilo nido. Si tratta di interventi pensati per contrastare il declino demografico e sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione, contribuendo alla coesione sociale.
La sanità assorbirà risorse pari a 900 milioni di euro nel 2025, con un incremento previsto negli anni successivi. Questi fondi saranno principalmente destinati al personale sanitario, una delle categorie più colpite dalla crisi pandemica, e al rafforzamento del sistema sanitario nazionale, per far fronte alle crescenti esigenze di assistenza sanitaria pubblica.
Il capitolo pensioni prevede una spesa di 500 milioni di euro. Le misure principali riguardano la proroga per un altro anno di opzioni di flessibilità come Ape sociale e Opzione donna, che consentono il pensionamento anticipato per alcune categorie di lavoratori in condizioni particolarmente gravose. Viene inoltre mantenuta la possibilità di andare in pensione con la cosiddetta Quota 103, una misura che consente il pensionamento con 62 anni di età e 41 di contributi.
Il sostegno alle imprese sarà pari a 3 miliardi di euro. Il governo intende rifinanziare la “Nuova Sabatini”, uno strumento che facilita l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, e prorogare il credito d’imposta per gli investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) del Mezzogiorno. Tra le altre misure, vi sono esoneri contributivi per i giovani e per le lavoratrici svantaggiate, oltre alla proroga della tassazione agevolata sui premi di produttività.
Infine, gli investimenti pubblici saranno pari a 1,7 miliardi di euro, con un focus sul finanziamento di infrastrutture strategiche per il Paese, incluse le difese militari e i progetti di coesione territoriale.
Per quanto riguarda le coperture, il governo ha individuato risorse nette per 20,8 miliardi di euro, con un approccio articolato su diversi fronti. La revisione della spesa dei ministeri rappresenta la principale fonte di copertura, con un risparmio stimato di 3,6 miliardi di euro. Questo risultato sarà ottenuto attraverso tagli lineari del 5% nei budget ministeriali, escludendo il settore sanitario, che viene considerato prioritario e pertanto non soggetto a riduzioni.
L’utilizzo delle risorse preordinate all’attuazione delle misure fiscali garantirà ulteriori 5,6 miliardi di euro. Questi fondi derivano principalmente dalle entrate fiscali già programmate e dall’attuazione di riforme che incidono sulla struttura fiscale del Paese.
Le misure a carico di banche e assicurazioni, insieme a interventi sulle concessioni di gioco, porteranno nelle casse dello Stato 3,8 miliardi di euro. Si tratta di un contributo temporaneo che punta a redistribuire parte dei profitti realizzati da questi settori, considerati strategici, ma spesso esentati da misure di revisione fiscale nei periodi di crisi economica.
Altre entrate, che includono principalmente imposte straordinarie e misure una tantum, valgono 3,2 miliardi di euro, mentre ulteriori risparmi sulla spesa pubblica saranno generati attraverso interventi mirati per 3,8 miliardi.
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