«La guerra in Israele cagionerà inevitabilmente tensioni su scala internazionale che si ripercuoteranno anche sull’andamento delle economie dei principali paesi del Mondo. Una delle principali conseguenze si riverbererà sul mercato dei prodotti energetici e petroliferi, con inevitabili ripercussioni sul livello dei prezzi: ne conseguono rischi per l’inflazione il cui andamento in calo registrato negli ultimi mesi potrebbe essere vistosamente rallentato. Tale effetto negativo, guardando alla sola economia italiana, avrà quindi un forte impatto sull’andamento del pil, la cui crescita è stata rivista al ribasso anche dal governo del Paese».
È quanto si sottolinea in un documento del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale «i prezzi finali ai consumatori, in particolare, per quanto riguarda benzina e gas, saranno spinti a un progressivo rialzo direttamente proporzionale alla durata delle tensioni in Israele, sul quale incideranno in maniera rilevante anche gli equilibri geopolitici dell’intero Medio Oriente. «Per il governo si tratta di un elemento certamente negativo considerando che questa variabile non solo non era stata messa in conto, in quanto imprevedibile e non avvertita negli ambienti diplomatici, ma soprattutto perché cade nei giorni in cui viene messa a punto la bozza della legge di bilancio: l’intero iter parlamentare della stessa manovra sui conti pubblici» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
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