Musei della moda made in Italy che diventano scuole di futuri stilisti, perché l’Italia è il luogo dove sono nati i migliori designer di fama internazionale. Obiettivo: garantire il ricambio generazionale tra i grandi stilisti e i giovani designer che si affacciano al mondo della moda. È la proposta lanciata da Unimpresa, che ritiene fondamentale creare spazi a disposizione di grandi maestri e infrastrutture dove i giovani possano avvicinarsi, anche solo per passione, a scuole situate in centri di interesse che consentono di apprezzare la bellezza o all’interno di musei. Quattro le città individuate da Unimpresa: Roma (dove hanno sede, tra altri, le sorelle Fontana, Fendi, Valentino), Milano (Armani, Prada), Firenze (Pucci, Ferré) e Napoli (per la tradizione della sartoria maschile). «La moda è un veicolo di comunicazione e arte. L’Italia è il luogo dove sono nati i maggiori designers di fama internazionale. Nella nostra idea puntiamo a luoghi dove si vive bene e che siano paesaggisticamente stimolanti. Molte aziende straniere, oggi, ottengono importanti fondi e finanziamenti da grandi gruppi stranieri, anche attraverso acquisizioni, sradicando questo patrimonio culturale, che invece va protetto e sfruttato. Se ci fosse una scuola di formazione, ad esempio all’interno del Museo di Pompei, con una scuola, dove i ragazzi possano formarsi per passione, sarebbe facile poter avere più giovani che si avvicinano a questo mondo. La passione va premiata con delle facilitazioni e agevolazioni, con progetti lungimiranti. La nostra forza e la nostra qualità ci consentirebbero di controllare la moda nel Mondo. Invece, siamo diventati un terreno predatorio perché le nostre aziende sono arrivate a fine vita, perché i fondatori, ormai verso la fine della carriera, vedono ridurre il loro estro e la loro capacità creativa, che non sono riusciti a tramandare alle nuove generazioni. I musei della Moda, insomma, avrebbero proprio questa funzione di ricambio generazionale. Gli investimenti devono essere fatti innanzitutto sulla forza lavoro e sulle persone, ma anche sulla qualità dei materiali, sui tessuti certificati e soprattutto. La nostra deve diventare parte integrante della cultura, al pari di quello che accade nel cinema. Finora si è puntato quasi tutto sulle sfilate, ma questo tipo di eventi rappresenta una formidabile occasione di business solo per chi li organizza e, invece, non garantisce quasi nulla ai designer e agli stilisti» osserva il consigliere nazionale di Unimpresa, con delega di ambasciatrice della moda nel Mondo, Margherita de Cles.
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