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MPS, INGRESSO BPM NON È SOLO COSTRUZIONE FINANZIARIA

monte dei paschi di siena

«L’ingresso di Banco Bpm e Anima Sgr nel capitale del Monte dei Paschi di Siena, affiancate dai gruppi Caltagirone e Delfin, va oltre una semplice operazione di mercato: rappresenta il preludio a una visione ambiziosa di aggregazione e consolidamento che punta alla nascita del “terzo polo bancario”, destinato a competere con i giganti nazionali e internazionali. Questo terzo polo non è solo una costruzione finanziaria, ma è il simbolo di una finanza che torna a guardare all’economia reale e, soprattutto, alle esigenze di micro, piccole e medie imprese – il vero tessuto produttivo del Paese».

Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, secondo il quale «la decisione del governo di procedere con la cessione di una parte consistente delle quote in Mps rappresenta un passo storico e risolutivo verso una nuova stagione di stabilità e crescita nel sistema bancario italiano. La questione del Montepaschi, rimasta aperta per anni e fortemente condizionata dalle difficoltà accumulate nel tempo, trova finalmente una soluzione concreta, segnando un capitolo di rilancio e rafforzamento per uno dei marchi bancari più antichi e prestigiosi del Paese. A guidare questa operazione, con determinazione e pragmatismo, è stato il Tesoro, che ha saputo bilanciare le esigenze di privatizzazione dettate dall’Unione Europea con la necessità di tutelare un asset strategico per l’economia italiana». 

A giudizio del vicepresidente di Unimpresa «l’Italia ha bisogno di una banca che sappia rispondere alle sfide del nostro tempo: rilancio economico, digitalizzazione e sostegno alle imprese che ogni giorno creano ricchezza e posti di lavoro. Con questa operazione, Banco Bpm e Anima, grazie alla solida presenza di Mps, si candidano a diventare il motore propulsivo di una finanza che torna al servizio del territorio. Nel cuore di questa visione c’è la volontà di rimettere in moto il flusso di credito verso le micro e piccole imprese, realtà che troppo spesso sono state penalizzate da una politica creditizia prudenziale, che guardava più ai vincoli di bilancio che alle esigenze del tessuto economico reale. Un modello che rischiava di soffocare l’innovazione e la competitività, ora può finalmente essere rivisitato, rimettendo il credito al servizio della crescita. La necessità di ripartire con i prestiti non è un obiettivo astratto, ma una necessità urgente. Le micro e piccole imprese italiane hanno subito anni di difficoltà, accentuati dalla pandemia e dalla successiva crisi energetica. Le loro esigenze di finanziamento, spesso non sufficientemente considerate, richiedono una banca capace di parlare il linguaggio dell’impresa. La formazione di un terzo polo bancario, con Banco Bpm e Mps al centro, promette di dare loro voce e sostegno, favorendo un accesso al credito più semplice e veloce. La missione di questa nuova entità bancaria non è solo quella di competere con i grandi istituti, ma di sostenere concretamente chi ogni giorno lotta per mantenere viva la propria attività, innovare e investire nel futuro. In un sistema bancario che guarda sempre di più alla razionalizzazione e alla concentrazione, la nascita di un terzo polo è anche una garanzia di stabilità. L’Italia non può più permettersi di dipendere esclusivamente dai grandi gruppi bancari, spesso concentrati nei loro interessi principali e meno inclini a rischiare in contesti più sfidanti. Banco Bpm e Mps insieme possono garantire una banca che conosce il territorio, le sue imprese e le sue famiglie, e che sia in grado di supportare non solo le grandi operazioni, ma anche le migliaia di piccole transazioni che fanno vivere l’economia reale. Una stabilità che non si traduce solo in solidità finanziaria, ma in un supporto costante e concreto all’attività economica locale».

Quanto all’uscita dello Stato dal capitale del Montepaschi, Spadafora spiega che «l’operazione portata a termine dal Tesoro segna una vittoria anche dal punto di vista delle risorse per la finanza pubblica. Con un incasso di oltre 1,1 miliardi di euro solo nell’ultima fase della vendita, l’esecutivo ha dimostrato di saper rispettare i suoi impegni verso l’Europa senza rinunciare alla protezione del patrimonio economico e sociale rappresentato da Mps. I proventi della cessione potranno così essere reinvestiti, generando un circolo virtuoso di risorse che, indirettamente, torneranno all’economia italiana sotto forma di finanziamenti e sostegno alle iniziative produttive».

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