“Nel definire i dettagli del salvataggio del Monte dei Paschi di Siena, le parti interessate, ovvero il Tesoro e Unicredit, dovranno puntare a tutelare al massimo i territori e la clientela. Dando per scontato che non ci saranno impatti traumatici per l’occupazione, è opportuno concentrarsi sui 4,5 milioni di clienti, sugli 80 miliardi di euro di crediti a famiglie e imprese, sugli 87 miliardi di depositi e conti correnti, sui 62 miliardi di masse gestite e sui 42 miliardi di patrimoni amministrati”. Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa Giuseppe Spadafora, a proposito dell’operazione di salvataggio del Montepaschi, mentre sono in corso le trattative tra l’azionista Tesoro e il gruppo Unicredit. “Non entro nel merito della polemica in corso tra i partiti, che – me lo aspetto – andrà avanti ancora a lungo: non commento le posizioni dei leader di partito né quelle dei singoli parlamentari. Occorre sottolineare due aspetti fondamentali. Primo: gli aiuti pubblici in Italia, per salvare le banche, sono stati molto più bassi rispetto al resto d’Europa, quindi scandalizzarsi per il salvataggio di Mps è sbagliato. Secondo: se in Francia, per esempio, il governo si fosse mosso come il nostro, avremmo detto – e avremmo sentito dire da tanti politici e commentatori – che i francesi hanno a cuore le loro banche. Nel nostro Paese, invece, ci facciamo del male da soli e non se ne capisce il motivo” aggiunge Spadafora.
Secondo il vicepresidente di Unimpresa “occorre ragionare sulla vicenda Mps, partendo da un concetto di fondo, importantissimo. Il Paese, la nostra economia non possono permettersi di avere una banca traballante delle dimensioni di Montepaschi. Le ripercussioni, in termini di fiducia, ma anche di territori e di clientela potenzialmente danneggiata, non sarebbero di scarso rilievo. E ci sarebbero state, le ripercussioni negative, non solo per Mps, ma anche per altre banche: quando una va male e traballa, anche le altre possono subire qualche scossone. Ricordiamoci cosa è successo dopo il crac di Lehman Brothers negli Stati Uniti. E siccome la fiducia è il pilastro su cui poggia l’attività bancaria – che si basa proprio sul rapporto tra banca e cliente – è un bene da preservare e tutelare. Mps aveva e ha ancora qualche problema, come emerso anche dagli stress test europei: è ultima in Europa per solidità patrimoniale. Questo risultato esclude che la banca possa restare da sola, autonoma, come vorrebbe qualcuno assai poco informato. Il governo, però, non è stato a guardare, non si è distratto, nonostante molte questioni calde che c’erano sul tavolo, come la riforma della giustizia e il tema dei vaccini. Il presidente del Consiglio Mario Draghi, 24 ore prima che arrivasse la pagella europea sui conti, ha agito e, da profondo conoscitore delle banche, ha messo in sicurezza l’intero settore: è questa la corretta chiave di lettura politica che va data all’operazione che si concluderà a settembre quando Unicredit avrà terminato la profonda analisi dei bilanci di Mps, la cosiddetta due diligence. Il governo è intervenuto anche perché sa che le banche sono fondamentali per la ripresa economica e per l’attuazione, che qualcuno chiama “messa a terra”, del Recovery Fund”.
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